venerdì 18 novembre 2011
Le bugie sui Templari stanno veramente stancando e danneggiano i ricercatori seri allontanando gli storici dall'argomento
Le bugie sui Templari stanno veramente stancando e danneggiano i ricercatori seri allontanando gli storici dall'argomento, pubblico un intervento dello storico locale marchigiano Virgilio Villani, più che condivisibile
Fonte Vivere Senigallia http://www.viveresenigallia.it
Alcuni recenti e opportuni interventi apparsi sui giornali on line di Senigallia a proposito dei presunti “misteri” della Rocca Roveresca mi sollecitano a pubblicare questa nota che avevo da tempo nel cassetto.
Viviamo in un’epoca in cui troppo spesso la cultura storica si trasforma in divulgazione superficiale e approssimativa, dando luogo a fantasiose mistificazioni al solo scopo di confezionare specchietti per lettori superficiali o potenziali turisti in cerca di facili suggestioni. Così è nata anche la recente mania del “templarismo”, scaturita dalla fantasia di sedicenti storici in cerca di protagonismo personale, che vedono ovunque la presenza dei cavalieri rossocrociati; una mania assecondata localmente dalla illusione di creare interesse e suggestione attorno a monumenti già ricchi di una loro storia, che spesso però la superficialità diffusa non permette di percepire. Il fenomeno è arrivato ad essere talmente invasivo da trovare spazio perfino su un quotidiano nazionale, dove il 21 febbraio scorso un articolo fra il serio in faceto si titolava “Sulle orme dei Templari fra i monti marchigiani”, con riferimento all’alta Vallesina, citando a sproposito le chiese medievali di S. Ansovino di Avacelli, S. Croce di Sassoferrato, addirittura S. Vittore delle Chiuse, in un colorito miscuglio di fantasia storica, esoterismo e gastronomia.
Questa è purtroppo è la visione della storia che più facilmente trova accoglienza nella comunicazione, una visione approssimativa e distorta, talmente contagiosa da insinuarsi ovunque, fino alle guide e alla segnaletica per i turisti, che costituiscono l’anello finale e capillare della catena comunicativa e lo strumento più diffuso di conoscenza dei beni culturali. In realtà la ricca documentazione di cui dispongono le tre chiese in questione, come del resto molti altri monumenti storici, rinviano ad una storia molto diversa, alla storia vera che ci parla di comunità monastiche e a fondazioni signorili, non avallando in nessun modo la presenza di ordini cavallereschi. Chi ne parla mistifica i documenti e distorce in maniera disinvolta il simbolismo di raffigurazioni scultoree tipiche dello stile romanico e per questo diffuse ovunque. Oppure cerca un supporto per giustificare certi revival storici di un ordine cavalleresco che appartiene al passato e la cui riproposizione sa solo di folklore e di protagonismo personale. Forse sarebbe più utile cercare e capire i Templari nei pochi luoghi dove realmente hanno avuto chiese e proprietà; ma sicuramente sarebbe molto più faticoso. E questo spiega tutto.
Virginio Villani
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