I Misteri di Saliceto? Per il professor Guido Araldo pochi i dubbi: "Qui tutto parla dei Templari"
L'autore del libro "Il Mistero di Saliceto" replica a Claudio
Arena, per il quale quelle sul piccolo paese al confine con la Liguria
sono solo dicerie
Fonte:
http://www.targatocn.it/2012/05/14/leggi-notizia/argomenti/al-direttore/articolo/i-misteri-di-saliceto-per-il-professor-guido-araldo-pochi-i-dubbi-qui-tutto-parla-dei-templari.html
La facciata della chiesa rinascimentale di San Lorenzo a Saliceto, pregna di simbologie templari
Egregio direttore,
mi sia consentito
d'intromettermi nel discorso relativo a Saliceto: l'ultimo paese del Piemonte
"andando verso la Luguria" , ora dimenticato da
"Dio e dai Santi"
ma in epoca rinascimentale importante centro di commerci e cultura
lungo la più importante via del sale o marenca: la Magistra Langarum.
Personalmente sono in debito con il signor Claudio Arena
per le preziose informazioni da lui fornite sul Castelvecchio di
Saliceto in cima alla collina della Rosa, castello antichissimo,
probabilmente bizantino, da tutti reputato distrutto dai Saraceni mille
anni fa (più precisamente undici secoli fa) quando invece risultava
ristrutturato nell'anno 1615 e, quindi, distrutto probabilmente nel
1629 dalle truppe imperiali e spagnole, allorché sotto le sue mura fu
abbattuto da un micidiale colpo di moschetto da uccellatore il
generalissimo Don Martino d'Aragona, comandante supremo delle truppe
spagnole.
Una rappresaglia, documentata peraltro da storici dell'epoca quali il Dalla Chiesa.
In
quanto ai sotterranei di Saliceto, desidero segnalare quanto mi è
noto: la castellana di Saliceto in più occasioni durante l'ultima
guerra mondiale offrì riparo ai partigiani, aprendo loro il cancello che
immetteva nel grande sotterranneo che collegava il castello alla
chiesa. Mio padre Domenico Araldo, operaio all'Acna, classe 1902, non
certo partigiano data l'età, vi trovò riparo durante un rastrellamento
tedesco conseguente all'uccisione di un ufficiale del Terzo Reich da
parte del "Biondino", che non si preoccupava minimamente delle
conseguenze delle sue azioni.
Una mia esperienza
personale, infantile, vaga, ma alquanto vivida, mi induce a ricordare
un episodio: la volta in cui alcuni salicetesi, prima che il tratto del
sotterraneo antistante la chiesa parrocchiale sprofondasse in
concomitanza alla costruzione della nuova rete fognaria, vi
entrarono dal castello e ne percorsero un lungo tratto, senza doversi
chinare, fino all'estremità orientale del borgo, alla "casa Brunetti",
l'antica torre della "porta Galera": battevano con martelli sulla
volta, per indicare il punto che avevano raggiunto ai curiosi, tra cui
il sottoscritto, che li seguivano in superficie. Tornarono indietro
allorché le torce tendevano a spegnersi per probabile mancanza di
ossigeno. Altre persone di Saliceto mi hanno indicato le botole, ora
murate, che immettevano in altri sotterranei dicendomi "a ti et t'la
musctr, ma dilu pa a nigni aci!" (A te la indico, ma non riferirlo ad
altri!).
In quanto alla presenza dei Templari a
Saliceto io stesso ho scritto nel mio libro "Il Mistero di Saliceto"
che l'unica presenza certa di quei cavalieri nelle Alte Langhe e nelle
Alti Valli della Bormida è ad Osiglia (Auxiluim, aiuto, riparo alle
falde del Melogno), per una documentazione relativa a un contenzioso
tra i Templari e il vescovo di Albenga. In quanto a Saliceto, tale
presenza è soltanto riconducibile alla toponomastica, più precisamente
alla collina della Margherita che mutò nome in collina della Rosa tra i
secoli XII e XIII, e alla "spina" di Cosseria, l'antica Cruce Ferrea:
borgata tuttora esistente.
La "rosa e la Spina" sono un tipica simbologia templare.
Ma a Saliceto c'è di più: la facciata di pietre parlanti della
chiesa parrocchiale di San Lorenzo, monumento nazionale, dove accanto a
percorsi alchemici ed esoterici, c'è la raffigurazione di un magnifico
Bafometto (l'idolo che fu fatale ai Templari per l'accusa di
idolatria), la "rosa e la spina" ai lati del portale centrale e infine
tredici roselline esoteriche di San Giovanni (la rosa canina, già rosa
di Iside magnificamente descritta da Apuleio nelle Metamorfosi, meglio
note come l'asino d'oro) incolonnale sul lato sinistro e quattordici
sul lato destro: l'ultima di queste parzialmente nascosta da foglie di
acanto. Un'assimestria che alluderebbe al "maestro segreto" vanamente
cercato dal re di Francia Filippo il Bello e dal papa Clemente V?
Jacques de Molay, sovrano mestro dei Templari all'epoca degli
arresti, era notoriamente semianalfabata, in quanto rude comandante
militare: come non supporre la presenza di un maestro segreto in un
ordine cavalleresco che gestiva le finanze del papa e dei re di
Francia, Inghilterra e Castiglia, la finanza internazionale dell'epoca?
In
quanto a Saliceto, uno dei maggiori misteri riguarda il motivo che
abbia indotto Carlo Domenico Del Carretto, cardinale di santa Romana
Ecclesia e marchese di Finale, designato da papa Giulio II come suo
erede, a costruire sul sito di un'antica chiesa romanica consacrata a
Santa Maria, la sua chiesa - mausoleo, sintesi delle tesi di Pico della
Mirandola, per giunta con simbologie templari dopo centosettant'anni la
scomparsa di quei cavalieri.
Era il "gran maestro segreto" di turno? Dopo la sua morte
improvvisa, a Roma, Leonardo da Vinci non lasciò solo quella città,
precipitosamente, ma anche l'Italia...
Grazie per la cortese attenzione.
Guido Araldo