Per sostenere quest'attività di volontariato.

COME SOSTENERE LA MIA PERSEVERANTE ATTIVITA' DI VOLONTARIATO. Se avete apprezzato l’impegno e l’originalità dei miei articoli ritenendo che la mia attività divulgativa meriti un sostegno, appena avrete l’opportunità di farlo dedicate qualche minuto e qualche euro per sostenerla, tenendo presente che non ho entrate pubblicitarie e nessuno sponsor (condizione necessaria per mantenersi indipendenti) ed inoltre sono una vittima della riforma previdenziale della Fornero e la mia pensione è stata rinviata al 2024, ed è giusto che lo sappiate fin da adesso che l’importo che mi sarà erogato sarà minimo. Potrete contribuire con una donazione tramite PayPal all’account claudio@gc-colibri.com oppure a questo link: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=Z2M2PAF4N76V6&lc=IT&item_name=Claudio%20Martinotti%20Doria&currency_code=EUR&bn=PP%2dDonationsBF%3abtn_donateCC_LG%2egif%3aNonHosted

Se non siete registrati a Paypal potete effettuare un bonifico bancario all’IBAN IT42M0303222600010000002011 (Credem, filiale di Casale Monferrato)


You can make a donation using PayPal account claudio@gc-colibri.com or at this link: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=Z2M2PAF4N76V6&lc=IT&item_name=Claudio%20Martinotti%20Doria&currency_code=EUR&bn=PP%2dDonationsBF%3abtn_donateCC_LG%2egif%3aNonHosted



giovedì 6 agosto 2015

L'Abbazia di Lucedio e l'Ordine Cistercense e del Tempio



di Claudio Martinotti Doria http://www.cavalieredimonferrato.it/


Uno degli apporti di maggior importanza evolutiva e trasformativa (soprattutto dal punto di vista ambientale, culturale, economico e sociale) che siano mai stati forniti al Monferrato è sicuramente attribuibile all’Ordine Cistercense dopo il suo insediamento a Lucedio presso Trino dove fondarono l’abbazia di Santa Maria di Lucedio, che avvenne alla fine del primo quarto del XII secolo.

I cistercensi che fondarono l’abbazia di Lucedio provenivano dal monastero di La Ferté a Chalon-sur-Saône, in Borgogna, una regione storica dell'ex potente e vasto regno burgundo che ha avuto un fortissimo legame con l’Ordine, dove è nato e si è poi diffuso, dapprima come Congregazione cluniacense (da Cluny, sempre in Borgogna) e poi evolutosi spiritualmente, moralmente e tecnicamente nei cistercensi, argomento che affronteremo dettagliatamente in seguito.
Come era d’uso all’epoca, non solo per i cistercensi, i terreni venivano donati all’Ordine dai signori locali, in questo caso fu il marchese aleramico Ranieri di Monferrato (il primo marchese di cui abbiamo documentazione scritta datata 1111 attestante il titolo di marchese di Monferrato) a concederli, e non era un atto di sola generosità, ma era strategico e lungimirante, in quanto oltre all'autorevolezza ed al prestigio che procurava alla casata, era pressoché sicuro un netto miglioramento delle tecniche agrarie che i monaci erano in grado di apportare. Infatti non si limitavano alle bonifiche di terreni boschivi e malsani, ma ricorrevano ad innovativi sistemi di canalizzazione ed irrigazione e introducevano nuove coltivazioni allora sconosciute da noi, come ad esempio il riso (avvenuto molto tempo dopo il primo insediamento di Lucedio), incrementando enormemente il valore dei terreni (anche di quelli contigui), che inizialmente erano perlopiù improduttivi, paludosi, degradati, boscaglie, ecc., da cui il nome “locez” da cui deriva Lucedio. 
 
Occorre precisare che il riso era conosciuto da tempo in Italia, probabilmente introdotto dagli arabi in Sicilia e poi dagli Aragonesi nel regno di Napoli, ma veniva considerata una spezia (come tale esotica, per la sua provenienza) ed usato esclusivamente per scopi terapeutici. Come coltivazione inizialmente era avversata in quanto favoriva la malaria, ma poi grazie al maggior reddito che forniva rispetto ad altri cereali, prevalse sui pregiudizi e sospetti, divenendo anche una soluzione alle frequenti carestie cicliche che colpivano le popolazioni locali. Il primo esperimento di coltivazione del riso in Italia si ebbe ad opera dei monaci cistercensi di Lucedio ai primi del '400.
I cistercensi però erano più temerari delle altre confraternite e quando non ricevevano donazioni si insediavano comunque abusivamente, iniziando a costruire povere capanne in legno e fango, confidando che col tempo sarebbero stati ben accolti e sostenuti ed avrebbero potuto commissionare la costruzione di edifici solidi e funzionali. E così avvenne ovunque in Europa, a tal punto che nel giro di pochi decenni fondarono oltre 300 abbazie, un successo superiore a qualsiasi più rosea aspettativa, un vero fenomeno storico, economico e culturale, attribuibile oltre che al talento organizzativo di Stefano Harding, soprattutto al carisma ed autorevolezza di Bernardo di Chiaravalle, massimo esponente e rappresentante dell’Ordine nei primi decenni del XII secolo, una delle personalità più influenti del Medioevo.
Teniamo conto inoltre che, come per ogni abbazia cistercense, dopo alcuni anni di rodaggio ed intenso lavoro, i risultati ottenuti erano tali da avviare altri insediamenti dipendenti dal primo, cioè altri monasteri, e numerose grange, cioè fattorie distanziate dall’abbazia madre e rette da frati specializzati, detti conversi (laici), mentre i frati canonici rimanevano nell’abbazia originariamente fondata in loco. In proposito Lucedio non fece eccezione, dispose infatti di una mezza dozzina di grange, anche di grandi dimensioni, oltre che appezzamenti di terreno in tutto il Monferrato ed oltre, e fondò una cinquantina di anni dopo per filiazione l’abbazia di Santa Maria di Rivalta Scrivia presso Tortona. 

 

Area di influenza politico militare dei marchesi di Monferrato in epoca Medievale (le due aree scure sono i possedimenti diretti) 

Lucedio in Monferrato acquisì una tale importanza da divenire il luogo sacro per eccellenza della dinastia aleramica di Monferrato, dimostrato dalla scelta di molti marchesi di farsi seppellire nell’abbazia.
Il metodo di espansione dei cistercensi era sempre lo stesso: quando il primo insediamento locale aveva avuto successo, era ben accettato, sostenuto e consolidato dal lavoro complessivo e specialistico che si svolgeva (che poteva variare da luogo a luogo, e copriva un arco impressionante di capacità, dall’agricoltura ed allevamento, alla lavorazione delle pergamene, rilegature di libri, concia, tintoria, tosatura e lavorazione della lana, ecc.) oltre che dal continuo arrivo di nuovi frati e conversi, ad un certo punto un gruppo di questi lasciava l’abbazia per andare a fondarne un’altra in un luogo idoneo, mai casuale ma scelto con cura, dove ci fosse acqua sia in superficie che sotterranea, potenzialità di sfruttamento e collocazione strategica presso vie di comunicazione importanti o che si supponeva lo divenissero.
Alcuni autori riferiscono anche di una particolare attenzione posta dai cistercensi alle energie geotelluriche della località prescelte, oltre all’isolamento, perché era soprattutto questo aspetto che differenziava nettamente i cistercensi da ogni altro ordine monastico, come ad esempio gli agostiniani o i benedettini che preferivano insediarsi presso castelli, villaggi, borghi o città oppure fondarne dei nuovi (villeneuves) aggregandoli al monastero. I cistercensi invece preferivano isolarsi e rendersi autonomi col lavoro, senza dipendere dagli altri, soprattutto dalle donazioni dei nobili e da altre forme di meschina speculazione come i servizi religiosi a pagamento.
Ma veniamo ai cistercensi, alle loro origini e caratteristiche che li differenziavano dagli altri ordini.



Stemma dell’Abbazia di Cluny



Nacquero dai cluniacensi, cioè dall’abbazia di Cluny, fondata all’inizio del X secolo anch’essa in Borgogna per volontà del duca di Aquitania e Alvernia che lo pose sotto la diretta giurisdizione papale, ed adottarono come era prassi all’epoca, la regola benedettina, salvo il fatto poi di rispettarla più o meno correttamente.
Stemma dell’Abbazia di Cluny
Quando successivamente il papa decise di estendere il riconoscimento dei privilegi (tra cui esenzioni ed autonomia) a tutte le filiazioni di Cluny, divenne nell’arco di qualche decennio una potente istituzione religiosa culturale, economica e politica, con una rete di filiazioni che coprirono quasi tutta l’Europa. L’abate di Cluny divenne una specie di monarca, oggi lo definiremmo capo di una multinazionale, con centinaia di priori, cioè di abati a capo di monasteri, da lui scelti e controllati.
Si ritiene che nella sola sede centrale, cioè a Cluny, nel periodi di massima prosperità lavorassero non meno di 10 mila tra contadini e braccianti, cui si devono sommare centinaia di frati canonici e migliaia di frati conversi e si deve tenere conto delle continue donazioni, lasciti e doti che pervenivano e gli affitti, decime e rendite ecclesiastiche che percepivano, oltre ai molteplici e continui servizi religiosi a pagamento. Ci si può pertanto rendere conto di quale immensa ricchezza (e relativo potere) debba aver accumulato l’abbazia madre di Cluny ed i suoi abati. Molto superiore a quello del re di Francia e dei suoi maggiori vassalli, essendo il regno di Francia all’epoca ben poca cosa come giurisdizione diretta, essendo il territorio francese formato da ducati e contee potenti ed autonome ed in buona parte sottomesse al regno d’Inghilterra.