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mercoledì 16 luglio 2008

XXVI Convegno di Ricerche Templari - 2008.

L.A.R.T.I. - Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani.
XXVI Convegno di Ricerche Templari - 2008.
Luogo e data: Castello di Moncucco Torinese - 20 e 21 settembre 2008.
Per informazioni storiche sul luogo e la sua scelta, vedi l'apposita sezione laterale nel blog.
Programma: - sabato, ore 9,30-13,00 - presentazione delle relazioni:
- Pierstefano Berta: "Il ruolo dei Templari nella contesa tra Corrado di Monferrato, re di Gerusalemme, e Riccardo Cuor di Leone"
- Bianca Capone: "San Giacomo e Santa Cristina, le chiese della mansione templare di Jesi"
- Loredana Imperio: "Chinon 1308: gli interrogatori dei dignitari del Tempio"
- Enzo Valentini: "Safed, castello templare in Galilea"
- Domenico Capolongo: "Fellino, sede templare presunta in Campania" (comunicazione)
- sabato, dalle 15,30:
- Dimostrazione di arcieria medievale a cura della Corporazione Arcieri Storici Medievali (C.A.S.M.)
- Visita del castello di Moncucco, sede del convegno
- Presentazione del vino "Freisa del templare di Moncucco" con la relazione "Il vino nel Medioevo" di Enzo Valentini
- domenica, ore 9,30-13,00 - presentazione relazioni:
- Raymond Pierre Gay: "St. Christophe de Brignoles"
- Salvatore Fiori: "I Lusignano al ritorno dalla II Crociata. Tracce ed evidenze monumentali del loro passaggio"
- Bianca Capone: "Alla Madonna di Finestra, sulle Alpi Marittime, c'erano i Templari?"
- Michele Fiory: "Rassegna bibliografica sull'Ordine del Tempio"
- Enzo Valentini: "San Domenico, chiesa templare di Bonifacio, in Corsica" (comunicazione)
Note:
- Il convegno è aperto al pubblico e non prevede alcuna quota di partecipazione.
- Al convegno interverrà una delegazione, in abito storico, della Corporazione Arcieri Storici Medievali (C.A.S.M.), con cui la L.A.R.T.I. è gemellata dal 2005.
Informazioni:
- Enzo Valentini: 0761-443149 (anche fax) - segreteria.larti@libero.it

martedì 15 luglio 2008

I Templari in Monferrato, la prima abbozzata alleanza che costituirà quello che diverrà il Piemonte, la ricostruzione del Duomo di Casale S. Evasio

Di Claudio Martinotti

E' risaputo che il Marchese Bonifacio II di Monferrato detto il Gigante (governò lo Stato di Monferrato dal 1225 al 1253) nutriva un odio viscerale verso Alessandria (che era stata fondata da pochi decenni in funzione antimperiale).

Il 19 aprile 1227 strinse un alleanza con Asti contro gli alessandrini, anche se tale alleanza, rinnovata ancora nell'agosto dell'anno successivo, non approderà a nulla di concreto in termini bellici e politico militari. Fino alla fine del suo marchesato egli continuò a combattere accanitamente contro i vicini, in particolare Alessandria ed i suoi alleati lombardi. In sostegno di Alessandria si attivarono infatti a più riprese gli eserciti della Lega Lombarda e di Milano in particolare.

Bonifacio cercò alleanze anche coi Marchesi di Saluzzo ed i Conti di Savoia, ma non fu sufficiente per contrastare le forze ostile scese in campo contro di lui. Nel 1231 dopo un assedio durato oltre 4 mesi subì anche la perdita di Chivasso che all'epoca era capitale dello stato.

La Storia ufficiale spesso trascura alcuni particolari ritenuti probabilmente poco significativi (o addirittura insignificanti), inerenti aspetti apparentemente secondari, di storia locale. Ma per me sono tutt'altro che trascurabili. Vediamone alcuni.

L'alleanza di Bonifacio con gli astigiani sapete dove si svolse? Dal Codex Astensis (detto anche "Malabayla", una raccolta trecentesca di cronache e documenti medioevali riguardanti Asti) che riporta fedelmente un documento del 21 maggio 1227 di ratifica del trattato di alleanza sottoscritto circa un mese prima (cui ho fatto cenno), si desume che l'atto fu sottoscritto nell'aia coperta della Mansione Templare di Santa Maria del Tempio di Asti. Asti all'epoca era il più potente ed importante comune della regione, centro di attività di numerosi banchieri e commercianti, sede della più importante Precettoria Templare dell'area regionale, alcuni anni prima (1203) si era addirittura svolto un Capitolo Generale dell'Ordine, e con questi requisiti si sarebbero limitati ad ospitare occasionalmente e superficialmente un simile accordo? Come farebbe in epoca attuale un qualsiasi agriturismo? O è logico dedurre che vi abbiano avuto voce in capitolo? Che possano avere indotto e favorito un simile esito storico?

Casale che pochi anni dopo divenne possedimento di Bonifacio, era a Sua volta sede di una Precettoria Templare, denominata di Santa Maria del Tempio (ubicata nel duecento in via Templi) con diverse proprietà sparse ed edifici, anche di culto, soprattutto nell'attuale frazione che porta ancora il nome della Precettoria, in direzione di Frassineto, che all'epoca era un'area densamente popolata e con intensi movimenti di merci e persone e scambi commerciali e vi erano frequentemente controversie per il pagamento dei dazi e gabelle ai quali i Templari cercavano di mediare. Nella sede urbana possedevano probabilmente diversi edifici in una certa "via Templi", che dovrebbe corrispondere all'attuale Vicolo dei Templari (via Aliora, a poca distanza da Duomo), nel quale sono ancora riscontrabili degli edifici con caratteristica architettonica e funzionale tipica di una Precettoria Templare. Vi sono dubbi interpretativi tra gli studiosi se il principale insediamento Templare fosse collocato in città o nell'attuale frazione portante ancor oggi la stessa denominazione medievale attribuibile ai Templari (un fatto che costituisce una rarità nel panorama italiano).

La presenza Templare in Casale (Casale S. Evasio, all'epoca) e dintorni doveva essere piuttosto importante ed "ingerente" sulle attività comunitarie, considerando che molto probabilmente furono loro a far ricostruire il Duomo di Sant'Evasio dopo l'assedio, il saccheggio e la distruzione del borgo avvenuto nel 1215 ad opera della potentissima alleanza dei conti di Savoia e di Biandrate, coi vercellesi, alessandrini e milanesi (mancavano solo gli astigiani ...).

Ad Alessandria i Templari erano probabilmente presenti con la sola mansione di Santa Margherita "de Sterpono" (luogo di sterpaglia), fin da prima della Fondazione della città, che divenne poi Santa Margherita della contrada "Bergoglio", che disponeva di un paio di possedimenti esterni alla città, in quella che attualmente è la frazione di San Michele. Si tratta di un paio di cascine poste a poca distanza tra loro, che all'epoca erano dedite all'accoglienza dei pellegrini, ad ospitare i Templari, ed all'attività agricola gestita dai "fratelli di mestiere". Niente di paragonabile come importanza alle Precettorie di Casale e di Asti (quest'ultima ritenuta una delle più importanti d'Italia).

Ogni singolo lettore, spero affascinato da questi particolari, potrà riflettere autonomamente sui potenziali sviluppi di simili informazioni, tenendo conto che i Templari erano abili a tessere trame senza comparire in prima persona (arte della diplomazia e della politica) tranne nella fase finale della loro storia ufficiale, conclusasi come sappiamo anche per la mediocrità ed eccessiva intransigenza del Suo ultimo Gran Maestro Jacques de Molay ... All'epoca dei fatti citati l'Ordine del Tempio era la più potente organizzazione monastico militare e politico commerciale del Medioevo (quella che attualmente si definirebbe una "multinazionale" potentissima, con un bilancio complessivo superiore a quello di decine di Stati messi insieme) e forse la più potente di tutti i tempi, aveva un patrimonio immobiliare e di beni mobili superiore a quella di numerosi regni europei, con decine di migliaia di possedimenti ed insediamenti in ogni parte del Mediterraneo e d'Europa, tra i quali interi porti, innumerevoli castelli e fortezze e monasteri ... e secondo Voi è ipotizzabile che si siano limitati ad ospitare ad Asti presso un loro insediamento un evento di tale importanza, senza averlo predisposto strategicamente? È possibile che si siano limitati a comportarsi come avrebbe fatto un qualsiasi moderno agriturismo, offrendo solo ospitalità per la firma dello storico accordo? Io credo di no.

I Templari non corrispondevano affatto al ritratto, piuttosto riduttivo, fornito dall'iconografia e storiografia ufficiale (poi assunta mediaticamente) di guerrieri coraggiosi ma rozzi e/o banchieri più o meno avidi, dediti alle gozzoviglie, intemperanze e violenze di vario genere. Soprattutto a livello di leadership svolgevano attività complesse e diversificate, in particolare quella che oggi definiremmo "mediazione culturale", erano soliti assimilare le culture dei popoli, gruppi e sette, coi quali interagivano, più che non i conflitti amavano diffondere la pace e favorire gli scambi, i commerci, gli investimenti, le sinergie. Lo dimostrarono in molte occasioni, rifiutandosi ad esempio di combattere contro gli Albigesi.

Quindi se nella nostra regione, che all'epoca di Bonifacio II (dinastia degli Aleramici) era ancora ben lungi dall'essere identificata col Piemonte, si pervenne ad un'alleanza come questa, tra i Savoia, i Saluzzo, il potente comune di Asti ed il Marchesato di Monferrato, in un'ottica antialessandrina e contro i suoi alleati, la Lega e Milano, significa che forse stava prendendo forma quello che poi diverrà il Piemonte, non so fino a che punto fossero consapevoli, ma questo è un dato di fatto, l'unione geografica degli alleati dell'epoca, corrisponde ai quattro quinti del territorio regionale, che solo i Savoia diversi secoli dopo riuscirono ad unificare. Una simile costruzione potrebbe essere frutto anche solo di coincidenze, anche se io non credo alla casualità ed alle coincidenze, e soprattutto non poteva essere partorita strategicamente da Bonifacio II, che era un voltagabbana patologico, essendo impossibile per qualsiasi storico tenere a mente quante volte ha cambiato alleanze più o meno repentinamente (voltafaccia spudorato). Probabilmente risvegliandosi ogni mattina, Bonifacio doveva rivolgersi ai suoi consiglieri perché gli rammentassero con quali regnanti era alleato in quel periodo, per evitare confusioni ed equivoci. Quindi una simile alleanza strategica, perdurata oltre i limiti di tempo medio delle alleanze stipulate da Bonifacio (che infatti fu rinnovata l'anno successivo, come ho citato), doveva avere un'altra regia ... I Templari in Monferrato devono aver influito ben più di quanto risulti finora storicamente, e costituisce un ambito di ricerca ancora quasi inesplorato, con forti valenze attrattive e potenzialità turistico culturali per la località.

Concludo con qualcosa che di storico non ha nulla ma in compenso possiede molto fascino.

Come avvenne per l'ultimo Gran Maestro dell'Ordine dei Templari, Jacques de Molay, che prima di morire sul rogo nel 1314 predisse (alcuni la interpretarono come una maledizione ...) la morte in breve tempo di tutti i nemici e persecutori del Tempio, cosa che puntualmente avvenne, così possiamo immaginarci che il Marchese Bonifacio II, consapevole di non essere riuscito a conquistare l'agognata Alessandria, abbia trasmesso ai casalesi questo arduo compito storico ... Probabilmente quest'odio viscerale verso Alessandria venne trasmesso ai casalesi come una sorta di maledizione, dal suo spirito che si stava spegnendo, in quanto Casale gli fu assegnata dall'Imperatore del Sacro Romano Impero Corrado IV proprio pochi giorni prima della sua morte. Bonifacio II mori il 12 maggio del 1253 a Moncalvo e venne poi sepolto nell'Abbazia di Lucedio ... Del resto i "casalaschi" (erano così denominati) avevano già accumulato validi motivi che giustificavano tale ostilità, e la "maledizione del Marchese" poteva semmai solo accentuarla e consolidarla nel tempo.