Per sostenere quest'attività di volontariato.

COME SOSTENERE LA MIA PERSEVERANTE ATTIVITA' DI VOLONTARIATO. Se avete apprezzato l’impegno e l’originalità dei miei articoli ritenendo che la mia attività divulgativa meriti un sostegno, appena avrete l’opportunità di farlo dedicate qualche minuto e qualche euro per sostenerla, tenendo presente che non ho entrate pubblicitarie e nessuno sponsor (condizione necessaria per mantenersi indipendenti) ed inoltre sono una vittima della riforma previdenziale della Fornero e la mia pensione è stata rinviata al 2024, ed è giusto che lo sappiate fin da adesso che l’importo che mi sarà erogato sarà minimo. Potrete contribuire con una donazione tramite PayPal all’account claudio@gc-colibri.com oppure a questo link: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=Z2M2PAF4N76V6&lc=IT&item_name=Claudio%20Martinotti%20Doria&currency_code=EUR&bn=PP%2dDonationsBF%3abtn_donateCC_LG%2egif%3aNonHosted

Se non siete registrati a Paypal potete effettuare un bonifico bancario all’IBAN IT42M0303222600010000002011 (Credem, filiale di Casale Monferrato)


You can make a donation using PayPal account claudio@gc-colibri.com or at this link: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_donations&business=Z2M2PAF4N76V6&lc=IT&item_name=Claudio%20Martinotti%20Doria&currency_code=EUR&bn=PP%2dDonationsBF%3abtn_donateCC_LG%2egif%3aNonHosted



mercoledì 3 aprile 2019

Nella serie tv della RAI “Il nome della rosa” il personaggio di Ubertino da Casale è stato omesso, casualità o scelta deliberata?

Nella serie tv della RAI “Il nome della rosa” il personaggio di Ubertino da Casale è stato omesso, casualità o scelta deliberata?

Di Claudio Martinotti Doria  http://www.cavalieredimonferrato.it/
Ho abbastanza apprezzato la serie tv in otto puntate IL NOME DELLA ROSA che ho appena finito di vedere in streaming, ma da monferrino casalese sono rimasto perplesso, per non dire deluso, dallomissione di uno dei personaggi principali del romanzo di Umberto Eco e del film di Jacques Annaud del 1986 con Sean Connery tratto dallomonimo romanzo.
I motivi li esprimerò tra breve.
Dal punto di vista storico non ho rilevato nulla di particolare da eccepire, accettando il presupposto che la narrazione non deve essere fedelmente storica ma necessariamente romanzata, anche per ovvie esigenze spettacolari e di puro intrattenimento. La serie è ben realizzata e interpretata, si sono documentati accuratamente, consultando approfonditamente la documentazione storica disponibile per lepoca in cui la narrazione è collocata (salvo qualche eccessiva accentuazione e distorsione, di cui accennerò in seguito), come del resto aveva già fatto Umberto Eco, solo che lautore aveva valorizzato degnamente per la sua importanza storica e i suoi meriti uno dei personaggi principali del suo romanzo, che faceva parte (nel romanzo) della delegazione francescana partecipante alla disputa sulla povertà di Cristo (che tra laltro, grazie a diversi studi recenti, è stato appurato essere falsa, Gesù era molto presumibilmente di famiglia benestante e aveva diversi sostenitori economici della sua attività di proselitismo, tra cui molte donne).
Mi riferisco a Ubertino da Casale (allora Casale SantEvasio poi divenuta Casale Monferrato), che è stato un eminente teologo spiritualista francescano, ritenuto allaltezza dei più grandi intellettuali e studiosi della sua epoca oltre che amico personale di alcuni di loro. Cito per esempio il filosofo Giovanni di Jandun esperto di Averroè e di Aristotele, Michele da Cesena (Padre Generale dellordine francescano dei Frati Minori), Guglielmo di Ockham (non a caso detto Doctor Invincibilis) e Marsilio da Padova uno dei più grandi filosofi e scrittori medievali. Le sue opere esercitarono notevole influenza sugli studiosi e teologi successivi, tra i quali San Bernardino da Siena, in particolare la sua visione escatologica e le proposte di radicale riforma della Chiesa nella più schietta interpretazione francescana.

 
L'attore statunitense William Edward Hickey interpretava Ubertino da Casale nel film del 1986 di Jacques Annaud
Ubertino da Casale per le sue idee ritenute pericolose ed ereticali dal papato, venne confinatoper qualche tempo al Santuario francescano della Verna, scelta che si rivelò controproducente per coloro che lo confinarono. Infatti, in quel periodo scrisse l’“Arbor vitae crucifixae Jesu che ebbe larga diffusione allinterno della Chiesa e dei vari Ordini religiosi e lo fece considerare il padre spirituale del riformismo francescano più rigoroso, ispirando anche diversi movimenti eretici. Lopera e la sua predicazione gli procurarono fortunatamente la protezione di alcuni cardinali potenti (Colonna e Orsini) senza i quali, molto probabilmente, Ubertino avrebbe fatto una brutta fine. Nonostante le sue protezioni interne alla Chiesa ed esterne (lImperatore del Sacro Romano Impero), negli anni successivi ricevette ben due scomuniche papali, dimostrando con la sua coerenza e perseveranza il coraggio delle proprie idee contro la lussuria, lavidità e la profonda corruzione morale e materiale del papato avignonese. Sottolineo “avignonese”, riferendomi chiaramente al periodo della cosiddetta “Cattività avignonese”, durato una settantina di anni, nei quali la Chiesa era dominata dai francesi ed era la conseguenza delle fortissime ingerenze sull’attività ecclesiastica del re francese Filippo il Bello, lo stesso che distrusse i Templari.
In sintesi Ubertino era un casalese di cui andare fieri, citato pure da Dante nella Divina Commedia, alla fine del canto XII del Paradiso, seppur in forma indiretta e forse lievemente critica
Nel film di Jacques Annaud del 1986 tratto dal romanzo di Eco, unico a essere stato realizzato e dal quale non è possibile prescindere, seppur sia criticabile, Sean Connery interpretava la parte di Guglielmo di Baskerville, che rammento essere un personaggio fittizio, inventato da Eco ispirandosi quasi sicuramento a sir Arthur Conan Doyle e al suo Sherlock Holmes, come si desume anche dal luogo di provenienza del protagonista, un chiaro riferimento al più noto romanzo di Doyle: Il mastino di Baskerville. Altra ispirazione molto più recente potrebbe essere stata la scrittrice inglese Ellis Peters con il suo protagonista, frate Cadfael, investigatore pure lui. Ebbene nel film Ubertino da Casale compare a lungo e ha un ruolo di notevole rilievo, che non può sfuggire neppure allo spettatore più distratto e indifferente, invece nella recentissima serie tv scompare del tutto, non è neppure citato, se anche nella massa delle comparse e degli attori vi fosse stato, rimane in ombra, insignificante, forse perché neppure presente nella sceneggiatura e certamente non nel filmato finale che è stato prodotto e trasmesso.
La parte narrativa che nel film del 1986 era stata attribuita a Ubertino da Casale, cioè levocazione apocalittica con i riferimenti simbolici delle sette trombe del giudizio finale, libro di Giovanni, Apocalisse 8:6 11:19, che sarà fuorviante ai fini dellindagine svolta da Guglielmo da Baskerville sui vari omicidi commessi nellabbazia, nella serie tv è attribuita al frate benedettino Alinardo di Grottaferrata (altro personaggio fittizio, poiché non se ne trova traccia storicamente), interpretato da Roberto Herlitzka, che nonostante il cognome è un bravissimo attore italiano ultraottuagenario.
Nel lunghissimo elenco del cast della miniserie tv della RAI (venduta in 135 paesi del mondo, per dirvi quante centinaia di milioni di persone la vedranno e quindi quale eco-Eco avrà a livello mediatico), Ubertino da Casale non risulta in nessuno dei vari siti specialistici cinefili che ho consultato, il ché significa che nessun attore lo ha interpretato, è semplicemente sparito come personaggio, nonostante fosse uno dei più importanti (non certo secondari) nel romanzo di Umberto Eco e anche nel film di Jacques Annaud realizzato alcuni anni dopo la sua pubblicazione. 
 

L'attore italiano Roberto Herlitzka ha interpretato Alinardo da Grottaferrata nella serie tv.
Questa omissione NON PUO ESSERE CASUALE, perché è stata unalterazione deliberata della narrazione letteraria, forse con lintento di correggere un piccolo errore storiografico commesso da Eco: nel romanzo e anche nel film del 1986, Ubertino da Casale era inserito come membro della delegazione francescana che doveva partecipare alla disputa sulla povertà di Cristo e della Chiesa, evento storicamente impossibile poiché nel 1327 Ubertino vestiva ormai da dieci anni i panni benedettini, essendosi rifugiato presso lOrdine Benedettino e poi postosi sotto lala protettrice dellImperatore del Sacro Romano Impero Ludovico il Bavaro, perché se fosse rimasto in quello francescano e si fosse semplicemente nascosto in qualche monastero, anche sotto mentite spoglie, lo avrebbero quasi certamente catturato (lInquisizione aveva spie e delatori ovunque) e in seguito alla scomunica come eretico, essendo parecchio inviso al Papa e alla Curia Avignonese, avrebbe fatto una brutta fine … Per “brutta fine” non intendo certo riferirmi esclusivamente al rogo, come spesso è sottinteso, poiché il rogo era solo l’ultima soluzione cui si perveniva nei processi dell’Inquisizione, ma alle torture e all’imprigionamento in condizioni estreme di privazione e patimento.
Pertanto gli autori e produttori della serie tv potrebbero aver voluto ambiguamentecorreggere una distorsione storico-culturale commettendone unaltra ancora più grave, almeno per noi monferrini casalesi. Potrebbero cioè aver sostituito il ruolo e lidentità di Ubertino da Casale con quella del domenicano Alinardo di Grottaferrata, come fosse stata la stessa persona sotto falsa identità, proprio perché a rischio di cattura, tortura e rogo, cosa peraltro apparentemente verosimile, se non fosse che:
-          lescamotage non è mai neppure minimamente svelato o sospettato nel dipanarsi della trama;
-          lattore che ha interpretato Alinardo è chiaramente ultraottuagenario mentre Ubertino allepoca era di una quindicina di anni più giovane, ed era tuttaltro che un demente delirante e fanatico ossessivo come il personaggio della serie tv interpretato da Herlitzka;
-         Ubertino da Casale allepoca dello svolgimento dei fatti narrati (1327) doveva essere presso la corte dellImperatore Ludovico il Bavaro, lunico in grado di proteggerlo in quel momento.
Inoltre nel romanzo come nel film e nella serie tv, oltre ad errori dal punto di vista storiografico come quello da me segnalato inerente Ubertino da Casale, occorre tener presente anche di alcune alterazioni o esagerazioni che esulano dalla precisione storiografica, forse per esigenze narrative se non ideologiche e morali, come ad esempio descrivere l’Inquisitore domenicano Bernardo Gui (realmente esistito) come una specie di pericolosissimo sadico psicopatico, intransigente e fanatico, mentre storicamente non risulta essere stato tra i più feroci inquisitori, avendo nelle sue sentenze condannato a morte solo il 5% degli imputati, circa il 30% al carcere e il resto mandato assolto oppure condannato a penitenze di vario genere, non cruente. Nel film del 1986 addirittura Bernardo Gui è nel finale ucciso dagli abitanti del villaggio vicino all’abbazia per odio verso la sua persona (avendo condannato al rogo alcuni frati ex dolciniani e una ragazza accusata di stregoneria, cosa alquanto inverosimile per la dinamica affrettata della sentenza e dell’esecuzione), mentre nella realtà è morto alcuni anni dopo nella sua abitazione di Lauroux nell'Hérault, diocesi di Lodève, dove rivestiva l’incarico di vescovo. Nella serie tv, per recarsi all’abbazia gli è addirittura assegnata dal Papa una forte scorta di soldati a cavallo, mercenari francesi con le insegne del Papa, cosa del tutto improbabile, sia perché era già vescovo a Lodève e non mi risulta continuasse a fare l’inquisitore e sia perché una così forte scorta militare non veniva assegnata neppure ai cardinali e delegati papali per missioni ad alto rischio.
 

Festa del Monferrato a Casale - Bimbi del MonferratoCastello Paleologo di Casale Monferrato



E’ pertanto difficile trarre una conclusione accettabile da questi indizi, la sola cosa certa è che come monferrini casalesi siamo certamente stati penalizzati, avendo la serie tv oscurato uno dei personaggi storici medievali di maggior importanza e notorietà della capitale del Monferrato. Il nome di Casale sarebbe dovuto essere citato numerose volte nel corso della serie tv con ampia risonanza mediatica negli spettatori, e invece è stato omesso ingiustificatamente. Inoltre si è trattata anche di un’arbitraria alterazione del romanzo, Umberto Eco da grande erudito qual era, nonostante la secolare rivalità tra Alessandria (sua città natale) e Casale, probabilmente non l’avrebbe gradita e ancor meno approvata.

giovedì 17 gennaio 2019

Finale Ligure, il 20 gennaio un congresso dedicato all'Ordine cavalleresco monastico-militare dei Templari


Domenica 20 gennaio si terra un congresso sui Templari a Finale Ligure in provincia di Savona, l'attuale capoluogo ligure fu il primo e unico porto di cui disponeva la Marca Aleramica, creata nel 950/51 d.C. da re Berengario II e assegnata al capostipite della dinastia Aleramo, era la Marca più piccola e stretta tra le altre due: l'Arduinica e l'Obertenga. Da una porzione della Marca Aleramica prese poi vita parecchi decenni dopo il Marchesato di Monferrato. Rammentiamo che gli Aleramici ebbero una notevole influenza nella storia medievale soprattutto nelle Crociate in Terra Santa e nei rapporti con l'Ordine Templare.

Fonte: Savona News http://www.savonanews.it

Finale, il 20 gennaio un congresso dedicato al misterioso Ordine cavalleresco monastico-militare dei Templari












L'evento si terrà a partire dalle ore 15 nell'Auditorium di Santa Caterina a Finalborgo

Finale, il 20 gennaio un congresso dedicato al misterioso Ordine cavalleresco monastico-militare dei Templari

Il 20 Gennaio 2018 si terrà a partire dalle ore 15 nell'Auditorium di Santa Caterina a Finalborgo (Finale Ligure) un importante congresso di storia organizzato dall’A.P.S. Ordine Templare di San Giovanni e dall’ A.P.S. Centro Storico del Finale, con il patrocinio del Comune di Finale Ligure, dedicato al misterioso Ordine cavalleresco monastico-militare dei Templari.
Vi parteciperanno due insigni storici specializzati nell’argomento: Simonetta Cerrini (Curriculum allegato) autrice dei volumi: La rivoluzione dei Templari, La passione dei Templari, L’apocalisse dei Templari (pubblicati in Italia, Francia, Spagna e Repubblica Ceca); Antonio Musarra autore dei volumi: 1284 la battaglia della Meloria, Acri 1291 la caduta degli Stati Crociati, Processo a Colombo, scoperta o sterminio?, Genova e il mare nel Medioevo, Il crepuscolo della Crociata, l’Occidente e la perdita della Terrasanta, La guerra di San Saba, Gli italiani e le Crociate, In patribus ultramaris: i genovesi, la crociata e la Terrasanta, Il franco tiratore: bibliografia degli scritti di Franco Cardini (1957-2011).

La Rivoluzione dei Templari-Conferenza della medievista Simonetta Cerrini

Chi non ha mai sentito parlare dei cavalieri templari, della loro tragica fine, dell'inesauribile leggenda e del loro favoloso tesoro? Dal “Codice Da Vinci” a “Indiana Jones”, i TEMPLARI, i lontani frati guerrieri, continuano a popolare l'immaginario collettivo tra solide verità storiche ed enormi bugie mediatiche. Eppure, l'esuberante bibliografia sui "Poveri cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone", nati a Gerusalemme nel 1120, ha pressoché tralasciato la storia della loro nascita. Attraverso gli indizi storici, filologici, codicologici, testuali che si trovano nei manoscritti superstiti della regola del Tempio, Simonetta Cerrini interviene su tutti i temi associabili al Sogno rivoluzionario dei Templari: la straordinaria ispirazione spirituale del fondatore maestro Ugo, la sponsorizzazione dell'Ordine da parte di san Bernardo di Clairvaux, l'irresistibile ascesa dei Frati-Cavalieri, i loro amichevoli legami con il “nemico” islamico, la loro religione “popolare” e profetica. Un viaggio attraverso il tempo e lo spazio: san Giorgio e san Bernardo, Gerusalemme e l’Europa, le crociate e l’Islam, la Moschea Al Aqsa e il Tempio di Parigi, il Graal e la Sindone, i pirati e il Mediterraneo ci riveleranno un Templare inedito e sorprendente.
La Rivoluzione dei Templari ha venduto più di 40.000 copie. Edito a Parigi da Perrin con la prefazione di Alain Demurger (2007, e 2009 per l’edizione tascabile in Tempus), nel 2008 La Rivoluzione dei Templari è stato accolto nella prestigiosa collezione Le Scie di Mondadori ed è stato tradotto anche in spagnolo (Buenos Aires, El Ateneo, 2008), in romeno (Bucarest, Litera International, 2010) e in ceco (ARGO, 2011). Nel 2014 è entrato negli Oscar Mondadori. Adottato come libro di testo in due Università italiane (Venezia e Macerata), è stato presentato a Radio France - France Culture – La Fabrique de l’Histoire e al programma La Storia in giallo di RAI Radio 3. Rassegna stampa: La Repubblica: «La vera storia dei Templari» (Susanna Nirenstein); L’Avvenire: “Finalmente. Una ventata d’aria fresca. Una liberazione” (Franco Cardini); Il Secolo XIX: “I Templari: una lezione di tolleranza. Un libro di straordinario interesse. Un’immagine dei Templari completamente nuova” (Giuliano Galletta); Il Giornale: “Cerrini è esperta come pochi al mondo dei testi originari dei Templari” (Marco Meschini); Il Manifesto: “Un’opera che è in grado di offrire nuovi punti di vista” (Marina Montesano); La Stampa: “Un libro che ha scardinato parecchi luoghi comuni” (Laura Anello).
 
La Passione dei Templari-Conferenza di Simonetta Cerrini

Sorto nel 1120 a custodia della Gerusalemme conquistata dai crociati, l'ordine dei cavalieri del Tempio rivoluzionò il modo di vivere la spiritualità cristiana, unendo in una sola persona il chierico e il laico, l'orator e il bellator. Incapaci però di adattarsi agli importanti cambiamenti sociali e politici della fine del Medioevo, i templari andarono incontro, all'inizio del Trecento, a una inattesa quanto drammatica fine. Cosa spinse il re Filippo il Bello ad annientare fisicamente e spiritualmente l'intera comunità templare di Francia? Perché papa Clemente V non riuscì a fermare l'ingranaggio che portò centinaia di templari alla morte, in prigione, sotto tortura o sul rogo? È questa la vicenda ancora misteriosa che Simonetta Cerrini racconta, seguendo il testo della bolla papale di soppressione dell'ordine, la "Vox in excelso" del 1312, come una vera e propria "passione", una Via Crucis in ventitré stazioni destinata a chiudersi non sul Golgota ma all'estremità dell'Île de la Cité, a Parigi, con il rogo celeberrimo di Jacques de Molay, ventitreesimo e ultimo gran maestro del Tempio.
La Passione dei Templari, pubblicato da Mondadori nel 2016 (con la prefazione di Franco Cardini) è appena stato tradotto in francese con il titolo Le dernier jugement des Templiers, (Flammarion, 2018) e presentato al prestigioso Salon Histoire de Lire di Versailles. Il giornalista Paul-François Paoli ne Le Figaro Littéraire del 6 dicembre 2018, ne parla così: “Les Templiers? Le sujet a tant nourri les amateurs de sensationnel que l’on est un peu méfiant de prime abord. Mais voilà que ce livre, dès les premières pages, s’impose pour son originalité et son sérieux”. Hanno detto del libro:  “I can see you have a very fresh and original approach with many new insights, which will be invaluable” (Malcolm Barber);  “Il libro mi pare molto bello: hai veramente una grandissima capacità di far parlare queste fonti” (Alessandro Barbero); “Simonetta Cerrini, allieva del grande Giuseppe Billanovich, è tra i pochi studiosi italiani che si siano imposti all’attenzione della critica specialistica internazionale più esigente: e si può davvero dire che all’ordine del Tempio abbia dedicato per intero, e generosamente, tutte le sue energie intellettuali. Caratteristica specifica e precipua della Cerrini è quella di accoppiare costantemente un’attenta e puntuale indagine condotta sulle fonti – sempre confortata dall’aggiornato esame degli studi moderni – a una raffinata cura stilistica dell’esposizione: è sua evidente convinzione che un’opera storica debba essere anche un’opera letteraria e che efficacia e piacevolezza del racconto non intacchino per nulla – al contrario! – il rigore scientifico del contenuto” (dalla Prefazione di Franco Cardini).

SIMONETTA CERRINI (Chiavari, 1964)

Laureata “cum laude” all’Università Cattolica di Milano, con una tesi sulla Biblioteca Visconteo-Sforzesca di Pavia, Simonetta Cerrini ha ricevuto nel 1998 le “félicitations du jury” all’unanimità per la sua Tesi di dottorato all’Università di Paris IV - Sorbonne sulla spiritualità dell’Ordine del Tempio. Ha scritto una vera e propria Trilogia sui Templari: La Rivoluzione dei Templari (Perrin, Mondadori, El Ateneo, Argo, Litera) L’Apocalisse dei Templari (Mondadori) e La Passione dei Templari (Mondadori, Flammarion).
Inoltre ha pubblicato gli Atti di un Convegno Internazionale (I Templari, la guerra e la santità) e numerosi articoli in Francia, in Italia, in Portogallo, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti che fanno autorità. Attualmente non c’è libro serio sui Templari che non inserisca i suoi lavori in bibliografia. La sua edizione critica della regola del Tempio, in latino e in francese antico “d’Oltremare” sarà pubblicata nel Corpus Christianorum Continuatio Mediaevalis. Ha insegnato in varie università francesi (Nice, Cérgy-Pontoise, Boulogne-sur-Mer) e alla Scuola Post-Dottorale della Pontificia Università Antonianum di Roma. La sua intensa attività di conferenziera l’ha portata in Francia (Paris, Maison d’Italie; Lyon; Nice; Festival des Templiers de Biot…), Italia (Festival ÉStoria de Gorizia, Festival di Taormina Arte, La Storia in Piazza – Genova Palazzo Ducale, Festival della Parola di Chiavari…), Belgio (Université de Louvain-La Neuve), Portogallo (Palmela), Spagna (Monzón). In ultimo: Versailles, Salon Histoire de Lire, 24 novembre 2018 http://histoiredelire.eu/portfolio-items/cerrini-simonetta/.
Ha collaborato con la RAI (“Voyager”, “Bell’Italia”, “Gulp Mistery”) e con History Channel – Sky per la serie tv “Knightfall” (History Channel- Sky). Fa parte della Society for the Study of the Crusades and the Latin East ed è stata consigliera scientifica del dramma storico I Templari, ultimo atto, del drammaturgo Gian Piero Alloisio, interpretato magistralmente da Paolo Graziosi e mandato in onda da RAI 2 (Palcoscenico). Per l’ATID diretta dallo stesso Alloisio produce spettacoli e grandi eventi teatrali e musicali, tra cui un Convegno storico artistico sui Templari al Festival Arte di Taormina (1997) che è stato patrocinato dalla Commissione Cultura dell’UNESCO Italia. Lo storico inglese Jonathan Riley-Smith ha scritto di lei: «Dr Simonetta Cerrini, who is the world’s leading expert on the Rule of the Knights Templar, is also the most original and thought-provoking writer on the Templars’ ideals and inner life».    

ANTONIO MUSARRA (Genova)

- Abilitato alle funzioni di professore di II fascia (11/A1 - Storia medievale);  
- Assegnista di ricerca, Dipartimento di eccellenza di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, Università degli Studi di Firenze; 
- Docente a contratto di Paleografia latina, Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università degli Studi di Sassari; 
- Associato del Laboratorio di Storia marittima e navale, Università degli Studi di Genova; 
- Ahmanson Fellow 2016-2017, Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, Florence.

sabato 17 giugno 2017

Qualche accenno chiarificatore sui Templari ed il neotemplarismo


di

Claudio Martinotti Doria


L'ultima volta che ho scritto un lungo articolo o un breve saggio divulgativo sui Templari è stato nell'inverno-primavera del 2010, quando su richiesta dell'editore astigiano Lorenzo Fornaca composi un paio di capitoli del corposo volume “Monferrato, Splendido patrimonio”, dedicandomi in particolare alle tracce della loro presenza in Monferrato e quanto il marchesato degli aleramici abbia interagito con il più famoso Ordine Cavalleresco della Storia.
Ordine che sarebbe più corretto definire “religioso militare”, ma ormai nell'uso linguistico comune è prevalso il riferimento all'aspetto cavalleresco, nonostante che dal punto di vista organizzativo e strutturale i cavalieri fossero solo una minoranza, essendo l'ordine composto soprattutto da fratelli laici (fratres o conversi, che si occupavano di tutte le necessità pratiche e della conduzione delle aziende agricole), sergenti (aiutanti di campo e scudieri) e cappellani sacerdoti.
Pertanto se alcuni lettori fossero interessati allo specifico argomento li rimando alla lettura dell'apposito capitolo del libro citato, il cui contenuto è sempre valido ed attuale per quanto connesso al Monferrato.

In questo lungo lasso di tempo mi sono limitato a pubblicare soltanto brevi articoli sui loro costumi, usanze, rituali, e per demistificare e sfrondare alcuni dei troppi abusi ed alterazioni che si continuano a pubblicare e pronunciare su di essi.
Questa apparentemente prolungata scarsa produttività sui Templari, nonostante il mio decennale interesse per la loro storia, è da attribuirsi al fatto che anche un cultore di storia come il sottoscritto, non ha il tempo materiale per stare appresso a tutto ciò che viene pubblicato (mi pervengono anche le opere di storici locali che, conoscendomi, mi inviano le loro pubblicazioni), e siccome, come scrivo spesso, la storia non è affatto statica ma in continua evoluzione, ci si deve aggiornare prima di scrivere qualcosa in merito ad argomenti sui quali la bibliografia è ormai immensa, come nel caso dei Templari. E mi riferisco solo alle pubblicazioni di autori credibili, cultori autorevoli, accademici, ricercatori qualificati, come ad esempio la più recente sull'argomento, intitolata: “I Templari, grandezza e caduta della Militia Christi” Editore: Vita e Pensiero, scritto da una ventina di storici accademici, che non ho ancora avuto modo di consultare.
Risultati immagini per baussant templare Il baussant, vessillo templare

Premetto pertanto che non sono del tutto aggiornato, non avendo avuto il tempo ne il modo di acquisire e leggere tutto quanto sia stato pubblicato sull'argomento negli ultimi sette anni, ed i contributi credetemi sono stati tanti.

Sull'Ordine del Tempio (pauperes commilitones Christi salomonici Templi" - Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio conosciuti con il più riduttivo “Templari” e che in seguito indicherò solo come “l'Ordine”, si è scritto, elaborato, speculato e mostrato anche troppo, una sovrapproduzione e sovraesposizione che ha quasi esasperato gli animi, anche dei più interessati ed appassionati, essendo divenuto da alcuni decenni argomento alla moda ed, in quanto tale, abusato, distorto ed adattato alle esigenze spettacolaristiche e di consumismo turistico culturale tendente ad appagare perlopiù velleità vanagloriose, emotività puerili ed istanze superficiali.

Lo scopo del presente articolo non è pertanto tecnico, cioè non miro a riferire i dati storici sull'Ordine che sono ormai reperibili ovunque, anche in rete, ma a definire i concetti e le teorie più accreditate, individuando alcune scorrettezze ed abusi e cercare di fare chiarezza sulle origini di certi fenomeni moderni di mistificazione, manipolazione e riproposizione della storia dell'Ordine, che non sempre avvengono in buona fede e per ingenuità, superficialità e sprovvedutezza, tipica di alcuni appassionati, ma a volte per opportunismo, vanità e lucro.
Quindi non ho alcuna pretesa di esaustività storiografica ma semplicemente desidero chiarire alcune circostanze, interpretazioni e convinzioni errate.

Regni Crociati nel Vicino Oriente

Inizio col collocare la datazione storica delle origini dell'Ordine tra il 1118-20 per iniziativa prevalente di un nobile della Champagne Ugo “de Paganis”, riportato anche “Payns” o “Payens”, che non era quindi italiano come sostenuto da alcuni recenti teorie modaiole e patriottarde che vorrebbero collocare nella nostra penisola le origini di molti personaggi ed eventi storici medievali.

Stessa incertezza la si possiede sul numero iniziale dei cavalieri al seguito di Ugo de Paganis, dai dieci ai venti, chi riporta il numero esatto o anche la data esatta di fondazione deve avere doti ESP o ha la facoltà di viaggiare nel tempo. Anche sulla denominazione, dobbiamo ricordare che sono gli storici e gli studiosi che attribuiscono le “etichette” a posteriori, un Homo di Cro-Magnon non sapeva di esserlo, così come un templare non sapeva di essere tale, almeno inizialmente, perché tra loro si chiamavano solo “pauperes milites Christi” e come tali pronunciavano i tre voti monastici di povertà, castità ed obbedienza.

Anche altre affermazioni date per certe da certa cultura modaiola approssimativa ed assertiva, andrebbero riviste con una maggiore dose di prudenza. Come il fatto che la Regola (regula) dell'Ordine l'abbia sicuramente scritta il cistercense Bernardo di Clairvaux, è un'ipotesi che non significa certezza assoluta, in quanto è assai più probabile che l'abbia semplicemente revisionata ed avallata. Mentre è certo che Bernardo abbia accettato di integrare la regula e sostenere l'Ordine scrivendo negli anni tra il 1129 ed il 1136 il trattato De laude novae militiae ad Milites Templi che lodava e legittimava l'Ordine introducendo molto abilmente il nuovo concetto di malicidio anziché omicidio, per giustificare il fatto che dei monaci fossero armati e potessero utilizzare le armi in battaglia contro gli infedeli. Questione che all'epoca destava parecchie perplessità, rimostranze ed opposizioni.

Bernard of Clairvaux - Gutenburg - 13206.jpgBernardo di Chiaravalle

Altra asserzione che andrebbe rivista è il simbolo dell'Ordine, che è ormai convinzione popolare fosse la croce patente rossa, che lo fosse fin dalle origini e che fosse di loro esclusiva pertinenza. In realtà nessuno sa esattamente quante e quali fossero le croci utilizzate nei primi decenni dell'Ordine, che in ogni caso fu concessa loro solo con la bolla Omne datum optimum nel marzo del 1139, quasi vent'anni dopo la fondazione dell'Ordine. Probabilmente la croce dei Templari inizialmente era del tutto simile a quella di tutti i crociati, ma di color rosso vermiglio.
Sulla croce quindi non si hanno le stesse certezze che si possiedono sul beauceant o baussant, scritto anche in altri modi (potrebbe derivare dal termine provenzale balzan, cioé balzana), che era lo stendardo bipartito dei Templari, in due sezioni simmetriche, bianco sopra con croce rossa al centro e nero sotto, che potrebbe simboleggiare la divisione in due dei ranghi dell'organizzazione templare ma anche le due caratteristiche connotative dell'Ordine, monacale e guerriero.

Da rivedere con maggiore prudenza è la facile attribuzione all'Ordine del Tempio di molte strutture immobiliari, soprattutto chiese e cappelle e qualsiasi edificio che avesse pianta ottagonale o la forma in proporzione della basilica del Santo Sepolcro, o addirittura solo perché riporta su qualche superficie una croce patente, impostazione approssimativa frutto soprattutto delle influenze mitologico-esoteriche massoniche del settecento ed ottocento protrattesi fino ai giorni nostri.
In realtà le cose non stanno così, e sono veramente pochi gli edifici storicamente certamente attribuibili ai Templari come edificazione e possesso (considerando che ben pochi sono sopravvissuti fino ai giorni nostri), disponendo le chiese e cappelle templari perlopiù di una semplice pianta rettangolare a navata unica con volta a botte con abside semicircolare, a volte senza, perlopiù prive di qualsiasi orpello ma a volte affrescate (soprattutto negli ultimi decenni dell'Ordine quando il rispetto delle regole originarie stava scemando), come nella chiesa di Bevignate a Perugia.

Sulle numerosissime altre asserzioni e convinzioni diffuse sull'Ordine, soprattutto in chiave esoterica, sorvolo, perché la loro trattazione richiederebbe un prolungamento eccessivo del testo. Mi soffermo solo rapidamente sulla definizione di Gran Maestro attribuita abitualmente ai comandanti supremi dell'Ordine, come risulta da molta letteratura. In realtà erano definiti semplicemente Maestri fino alla fine del XIII secolo, solo negli ultimi anni si aggiunse l'aggettivo Gran al titolo di Maestro per distinguerli dai maestri provinciali, province templari che corrispondevano generalmente ad interi regni europei.

Jacques de Molay, ultimo Maestro Templare
 

La sede iniziale dell'ordine rimase a Gerusalemme fino al 1187 quando i mussulmani la riconquistarono, venne quindi trasferita ad Acri finché nel 1291 subì la stessa sorte, ponendo in tal modo le basi della inevitabile decadenza e degrado dell'Ordine, avendo perso la sua motivazione e giustificazione originaria, di fronte ad un evidente fallimento della sua missione primaria, seppur non certo imputabile interamente al comportamento dell'Ordine, ma ad una sequenza complessa di eventi e scelte improvvide avvenute progressivamente nel corso dei due secoli di permanenza in Medio Oriente dei Regni Crociati.

Tra le cause primarie del fallimento annovererei l'esacerbata rivalità con gli Ospitalieri, le pessime scelte strategiche effettuate da alcuni sovrani del regno di Gerusalemme e soprattutto del Maestro (Magister) Gerardo di Ridefort, un avventuriero al servizio del conte Raimondo III di Tripoli e poi di Guido di Lusignano (che divenne re di Gerusalemme) e che venne eletto Maestro dell'Ordine del Tempio nel 1187, divenendo una vera e propria calamità per l'istituzione, una conduzione disastrosa costellata di gravi errori tattici e politici determinati dalla sua ambizione.
Sia eccedendo in provocazioni contro il Saladino, che inimicandosi la setta iniziatica sciito-ismailitica degli Assassini (il termine non indicava ancora il significato attuale da essi derivato, ma significava che erano dediti al consumo di hascish o che erano seguaci di Hasan), coi quali in precedenza i Templari avevano avuto ottimi rapporti, fino a giungere alla tragica battaglia di Hattin del 1187 in cui morirono tutti i Templari e gli Ospitalieri che vi avevano partecipato.
Battaglia alla quale sopravvisse solo Gerardo di Ridefort che in cambio della vita fece consegnare al Saladino alcuni presidi templari, rivelando pubblicamente la sua indegnità al ruolo, finché concluse la sua poco lodevole vita terrena nel 1189 durante l'assedio di San Giovanni d'Acri, altra pagina nera nella storia, l'evento più disastroso dell'epoca delle crociate.

File:Cristofano dell'altissimo, saladino, ante 1568 - Serie Gioviana.jpgSaladino

Altre cause del fallimento della missione templare in Terrasanta sono imputabili all'incomprensione e disapprovazione da parte degli Ospitalieri e dei sovrani franchi (così erano definiti in Medio Oriente tutti gli europei) e crociati, delle strategie e tattiche diplomatiche, politico-culturali, adottate frequentemente dai Templari nei confronti dei governi, tribù e sette locali, tendenti a cogliere ogni opportunità di alleanza tra opposte fazioni, approfittando delle divisioni e rivalità interne al mondo mussulmano.
Modus operandi non apprezzato da tutto il resto del mondo crociato che avversava ogni rapporto con gli infedeli e desiderava solo combatterli (con l'eccezione solo di Federico II di Svevia, che per varie ragioni purtroppo avversava i Templari), anche se in condizioni di inferiorità, e considerava alla stregua di un tradimento e di connivenza il comportamento “diplomatico” dei Templari.

L'ultima opportunità di salvare quello che restava dei regni crociati in Terrasanta era rappresentato dalla proposta templare di allearsi coi mussulmani contro la comune minaccia dell'invasione mongola, proposta che venne appoggiata solo dalle repubbliche marinare italiane (Venezia, Genova e Pisa, che con una certa alternanza collaboravano con l'Ordine) con le quali i Templari intrattenevano intensi rapporti mercantili e non solo, e venne come al solito osteggiata dagli Ospitalieri e dagli altri crociati, con il risultato che i mongoli furono comunque fermati ma subito dopo i mussulmani approfittarono delle ancor più indebolite guarnigioni crociate per sferrare l'offensiva definitiva perdendo le ultime piazzeforti di Acri e di Atlit nel 1291.

A quel punto la gloriosa storia militare dell'ordine era pressoché finita e non rimaneva loro che amministrare con la solita accortezza le loro immense ricchezze, soprattutto immobiliari e finanziarie, che derivarono loro dalle numerose donazioni, lasciti, decime, diritti funerari (i nobili pagavano per venire sepolti in chiese e cimiteri templari), donazioni pro-anima (in cambio di preghiere), esenzioni fiscali, proventi dalle ricche ed efficienti “aziende agricole” che gestivano con accuratezza, trasporti marittimi, ecc., ma soprattutto dall'esser stati in pratica i precursori delle moderne attività bancarie, con le loro lettere di cambio, l'attività creditizia ad interesse mascherato (per non contravvenire ai divieti ecclesiastici), il deposito oneroso dei beni forniti loro in custodia e protezione da parte di ricchi mercanti, nobili ed ecclesiastici d'alto rango e persino sovrani, oltre ad altri servizi finanziari innovativi per l'epoca. Erano praticamente divenuti un'antesignana potentissima multinazionale.

Dopo aver trasferito la sede da Acri a Cipro avrebbero dovuto rimanervi, arroccarsi sull'isola, come fecero più tardi gli Ospitalieri con Rodi e poi con Malta. In tal caso avrebbero avuto alte probabilità di sopravvivere come Ordine sottraendosi ai pericoli che si stavano delineando, governando un loro piccolo feudo geograficamente ben delimitato, all'interno del Regno di Cipro governato dai Lusignano, che essendo la dinastia sotto forte influenza genovese era piuttosto favorevole ai Templari. I Templari avrebbero potuto rendere inespugnabili i loro insediamenti insulari, attingendo alle fortune di cui disponevano all'epoca, fino a subentrare nel governo dell'intera isola proteggendola contro gli assalti dei mussulmani, come fecero i loro rivali Ospitalieri nelle altre isole sopracitate, giustificando in tal modo la loro stessa esistenza, che avrebbe potuto protrarsi fino ai giorni nostri (ma si sa che la storia non si fa con i se e con i ma, altrimenti ci esercitiamo nell'ucronia). 
Foulques de Villaret, Gran Maestro degli Ospitalieri

Ma Jacques de Molay non era all'altezza di Foulques de Villaret Gran Maestro degli Ospitalieri, che ne spostò saggiamente la sede a Rodi nel 1309, il quale, consapevole di quanto stava avvenendo ai Templari e dei rischi che si correvano a rimanere passivamente in attesa degli eventi, convertì l'attività dell'Ordine da prevalentemente militare a marinara e di assistenza ai poveri ed agli ammalati, continuando in tal modo a legittimare l'esistenza dell'istituzione … De Molay era certamente orgoglioso, fiero, integerrimo, e virtuoso quanto si vuole, ma non disponeva di quelle doti politico-diplomatiche, di lungimiranza e perspicacia, che sarebbero state provvide in quell'epoca tormentata e pericolosa, doti indispensabili per consentire di traghettare l'Ordine in una nuova fase, salvando almeno il salvabile.
Che l'ordine fosse sotto grave minaccia avrebbe dovuto essere evidente a chiunque ne fosse al comando. Erano infatti forti, durante il suo magistero, le pressioni per unificare l'Ordine del Tempio con quello dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (Ospitalieri), oppure a causa della loro sopraggiunta inutilità alcuni personaggi influenti ne auspicavano addirittura lo scioglimento. Sarebbe stato opportuno prevedere il peggio e prendere adeguate contromisure.

La fine dell'Ordine, come tutti sanno, avvenne nel 1307, ma non tutti sanno che iniziò un paio di anni prima, nel 1305 quando il priore templare di Montfaucon, Esquieu de Floyran, rivolgendosi al Re d'Aragona Giacomo II mosse gravi accuse di eresia, sodomia ed idolatria nei confronti dell'Ordine affermando di poterle provare. Non venne preso sul serio dal monarca iberico ed allora il priore si rivolse al re di Francia Filippo IV detto il Bello, che covava da tempo intenzioni non certamente favorevoli nei confronti dei Templari (i motivi erano molteplici e non è questa la sede per elencarli), il quale colse al volo l'occasione mobilitando due suoi fidati consiglieri, Guglielmo di Nogaret e Guglielmo di Plainsas, con l'incarico di indagare per raccogliere le prove per accusarli e processarli. 

Philippe IV le Bel.jpg Filippo IV il Bello, re di Francia

Quindi considerando che l'inizio della pianificazione contro i Templari, che potremmo considerarla con una certa legittimazione una “congiura” ordita dal re di Francia, iniziò fin dal 1305, e l'esecuzione finale del Maestro Jacques de Molay e del Gran Precettore di Normandia Geoffrey di Charnay, avvenne il 18 marzo 1314, che come sapete furono bruciati al rogo su un isolotto della Senna di fronte ai giardini del Louvre, significa pertanto che l'eliminazione completa dell'Ordine richiese circa nove anni. Fu quindi un procedimento assai difficoltoso e complesso con molte opposizioni ed esitazioni, sospensioni e diversificazioni secondo il contesto politico e geografico, in un continuo tergiversare e palleggio di responsabilità tra la chiesa ed il sovrano.

La persecuzione dei Templari avvenne con successo solo in Francia, dove venne imbastito un vero e proprio processo politico, il primo documentato della storia medievale, seguito da ben pochi altri paesi europei e solo dopo che si estorsero con la tortura le prime confessioni di alcuni alti dignitari e soprattutto dopo che una sessantina di “scellerati e traditori”, introdotti ed accettati da poco nell'Ordine e con precedenti non propriamente edificanti (oggi diremmo con la “fedina penale sporca”), furono disposti a confermare le infamanti accuse, recitando il copione ricevuto dagli accusatori. Erano tutti di basso profilo culturale e probabilmente era stati anche vittime di burle tipiche del nonnismo, e paradossalmente possono aver scambiato per rituali dissacratori quelle che erano iniziazioni burlesche tipiche delle istituzioni gerarchiche autonome e comunitarie.

Alcuni paesi addirittura accolsero e protessero i Templari fuggitivi o già insediatisi, creando nuovi Ordini ad hoc o inserendoli in Ordini già esistenti, come il Portogallo e la Scozia. In altri come il regno d'Aragona o a Cipro i Templari si rinchiusero nei loro castelli e fortezze e nessuno si sognò minimamente di tentare di minacciarli, essendo in questi luoghi ben organizzati militarmente e logisticamente.

In ogni caso l'esito non fu propriamente quello che Filippo il Bello auspicava, anzi potremmo definirla quasi un'operazione fallimentare per lui, essendo in molti ad aver approfittato della caduta in disgrazia dell'Ordine per appropriarsi dei suoi numerosissimi beni materiali, in particolare immobiliari, fagocitati in particolare dall'ordine degli Ospitalieri (Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, poi divenuti Cavalieri di Rodi e di Malta), dalle varie istituzioni ecclesiastiche e dai numerosi regni europei, mentre di molti beni mobili non si seppe più nulla in quanto probabilmente i Templari fecero in tempo a spostarli mettendoli in salvo dall'avidità degli avversari e persecutori.

La data effettiva che diede inizio alla dissoluzione dell'ordine, ormai divenuta famosa è il 13 ottobre 1307 (da allora il numero 13 nella superstizione popolare venne considerato sfortunato) quando per ordine del re di Francia venne eseguito quello che si potrebbe definire il primo arresto collettivo, rastrellamento o blitz poliziesco della storia, quando i soldati francesi irruppero in tutte le Precettorie e Mansioni francesi per arrestare i Templari e confiscare i loro beni.
Dal punto di vista formale con la Bolla Papale "Vox in excelso" del 22 marzo 1312 l'Ordine venne sciolto per decisione apostolica ma senza specificare alcuna condanna, senza cioè che vi fosse un riconoscimento di colpevolezza. e con la successiva bolla "Ad providam Christi Vicarii" del 2 maggio dello stesso anno si trasferirono i beni dell'Ordine agli Ospitalieri, che li incamerarono solo in parte, per i motivi già sopra esposti.

papa Clemente VPapa Clemente V

Il fenomeno socioculturale ma soprattutto mediatico che ruota attorno ai “Templari” ha ormai assunto dimensioni e complessità tali da divenire persino difficile da delimitare e approcciare seriamente: dal neotemplarismo mistico, religioso, truffaldino e cialtronesco, alla cinematografia, ai romanzi, all'elucubrazione fantasiosa di molti autori improvvisati, ecc., è talmente degenerato che ha indotto molti storici seri e qualificati, non solo a prendere le distanze da questo fenomeno di costume e di business, ma addirittura li ha indotti a crisi di rigetto, li ha resi prevenuti e li ha allontanati dallo studio della materia stessa, cioè dei Templari, nonostante abbiano influito, in modi non ancora completamente chiariti e compresi con consapevolezza, come nessun altra organizzazione nella Storia del Medioevo e dell’umanità in generale.

Fortunatamente lo stesso fenomeno ha indotto anche molti studiosi qualificati ad approfondire gli studi sull'Ordine producendo testi di valore ed eloquenti, fondati su ricerche mirate, scavi archeologici locali, e su nuovi documenti storici emersi negli ultimi anni, chiarendo molti aspetti che in precedenza erano ignoti, sfumati, incongrui e contraddittori.

Tali studi hanno consentito ad esempio di dissolvere le numerose leggende e dicerie sorte sui favolosi tesori dei Templari, di cui storicamente non vi è traccia, ne dell'esistenza e meno che mai di dove sarebbero stati nascosti e custoditi, così come della famosa presunta maledizione lanciata dall'ultimo Maestro Jacques de Molay mentre moriva sul rogo, e che in effetti fu suffragata dalla morte nei mesi successivi dei due protagonisti principali della loro sorte, il re Francia Filippo il Bello ed il Papa Clemente V, ma del cui pronunciamento non si ha alcuna documentazione.
Cornelius Agrippa

A differenza di quanto si riteneva fino a poco tempo fa, il templarismo non è sorto solo in epoca napoleonica e quindi ottocentesca, ma ha origini precedenti, risalendo addirittura allo stesso secolo della loro persecuzione ed in quelli appena successivi, ad opera soprattutto di Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim, alchimista, esoterista, astrologo e filosofo, che fu uno degli autori ermetici di maggior influenza nel '500 ed in parte anche se involontariamente e sorprendentemente dallo stesso Giordano Bruno nella seconda metà dello stesso secolo. Entrambi gli autori in alcune loro opere diedero lo spunto per le successive elaborazioni ermetiche e cabalistiche che sfociarono nel successivo pensiero dei Rosacroce, dell'Illuminismo e nella Massoneria.

Alcune di queste elaborazioni furono sostenute all'inizio del '700 dal duca Filippo d'Orleans, che poi divenne reggente di Francia, che indisse addirittura un'assemblea dei Templari a Versailles ricostituendone l'Ordine in funzione di una rinascita valoriale dell'aristocrazia francese, in termini di prestigio e reputazione. Queste iniziative ispirarono la nascita delle prime logge massoniche, favorite dalla fervida fantasia manipolatoria di un certo Andrew Michael Ramsey, scrittore scozzese di lingua francese intendente del principe di Turenne, che nel 1736 inventò un collegamento culturale e pseudostorico tra la massoneria e l'antico Tempio di Gerusalemme i cui segreti sarebbero stati tramandati dai cavalieri Templari che si erano appunto insediati sui luoghi gerosolimitani custodi di tali “misteri e tesori”. Era così sorto il “templarismo” combinandosi con gli aspetti misterici ed iniziatici dell'Illuminismo creando un cristianesimo rinnovato ed esoterico, intimistico e sapienziale. 
Portrait of Philippe d'Orléans, Duke of Orléans in armour by Jean-Baptiste Santerre.pngDuca Fillippo d'Orleans, reggente di Francia

Napoleone Bonaparte si limitò ad incoraggiare alcune di queste istanze, sia templaristiche che massoniche, in alcuni casi fusesi in un templarismo massonico, in quanto l'Imperatore dei Francesi coglieva in esse l'opportunità di favorire la nascente aristocrazia da lui stesso blasonata, assoggettandola simbolicamente tramite suggestive cerimonie, rituali, scenografie, ecc., idonee a crescerne il prestigio e l'influenza sociale. Iniziarono anche a prodursi e circolare falsi documenti storici che avvallavano l'idea di una continuità storica dell'Ordine del Tempio, che si sarebbe protratta segretamente dopo la morte dell'ultimo Maestro Jacques de Molay.

Esattamente come è avvenuto più recentemente nella seconda metà del XX secolo e l'inizio del XXI con il “neotemplarismo”, anche nell'800 si assistette ad innumerevoli liti e scissioni, falsificazioni ed imposture nella costellazione templaristica, frantumandosi in molteplici organizzazioni rivali se non addirittura ostili tra loro. Col passare del tempo furono molti i personaggi che diedero il loro contributo al templarismo ed al neotemplarismo (definirei in tal modo solo il fenomeno socioculturale sorto nella seconda metà del XX secolo), tra i quali Aleister Crowley, esoterista ed astrologo considerato il padre fondatore del moderno occultismo ed ispiratore del satanismo.

Ai giorni nostri si assiste ad una proliferazione di associazioni autoreferenziali e dalle gerarchie altisonanti e fittizie, onorificenze ed autoinvestiture, celebrazioni e rituali neotemplari, rievocazioni storiche in costume, siti turistici riscoperti con vocazione templare, riproposizioni neotemplari fantasiose ma spesso anche patetiche, convegni e conferenze indetti da presunti moderni templari e pseudo-esperti, pubblicazione di libercoli dai contenuti più stravaganti con voli pindarici e correlazioni forzate, ecc.. Una moda che perdura ormai da alcuni decenni foraggiata da approcci superficiali all'argomento ed in alcuni casi indurrebbe a sospettare anche un abuso di allucinogeni, segno ineludibile dei nostri tempi in cui prevale il disimpegno sociale e l'improvvisazione entusiastica spacciata per professionalità.
Studiare è faticoso ed essere seri ed obiettivi lo è ancor di più, richiedendo un'intera vita di studi ininterrotti, una sorta di formazione permanente.

Immagine correlata 
Una cerimonia neotemplare in una chiesa italiana

Concludo con una riflessione elaborata dall'esperienza personale, che mi ha indotto a domandarmi quali motivazioni sottintendono ad ogni iniziativa:

di solito chi sa tace o parla poco, rivolgendosi esclusivamente a coloro che si dimostrano interessati ...
chi ha ben poco o nulla da dire parla molto, con consumata affabulazione, alla ricerca di ammirazione ...