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mercoledì 22 giugno 2011

ALLA SCOPERTA DEL DUOMO DI CASALE MONFERRATO: I TEMPLARI


Riproponiamo questo articolo del Prof. Olimpio Musso scritto alcuni anni fa e sempre attuale.

La mia scoperta del Duomo iniziò a Barcellona, dove mi trovavo a dirigere la Sezione di Studi Storici dell’Istituto Italiano di Cultura, che avrebbe dovuto diventare col tempo la prima Scuola Storica italiana all’estero. Con questo scopo ero stato trasferito da Monaco di Baviera, dove avevo trascorso tre anni e mezzo in qualità di Addetto Culturale. Un giorno lessi su un quotidiano in lingua catalana, l’Avui (Oggi) la seguente notizia: “Els templers van introduir l’arquitectura bizantina a través del castell de Miravet”(“I Templari introdussero l’architettura bizantina attraverso il castello di Miravet”:24 febbraio 1990). In quell’articolo si rendeva conto di una tesi di dottorato di Joan Fuguet, studioso che doveva diventare il più grande e riconosciuto esperto di architettura templare: fu l’Ordine Templare che introdusse in Occidente i moduli dell’architettura militare bizantina. Come esempio si citava il castello templare di Miravet, una località sull’Ebro nella comarca (regione) di Ribera d’Ebre: un luogo affascinante, costruito su un colle dominante il grande fiume che dette il nome all’Iberia. All’epoca sapevo poco del misterioso Ordine dal destino tragico, ma la notizia mi colpì. Mi misi in contatto col Dr. Joan Fuguet, che viveva a Barcellona, e organizzai a Montblanc nel tarragonese,dove San Giorgio uccise il drago (ne fa fede un monumento), un corso sui Templari per saperne di più. Invitai come docenti accreditati studiosi quali Alain Demurger di Parigi, Franco Cardini di Firenze, Marco Tangheroni di Pisa e lo stesso Fuguet, la cui specializzazione era allora una rarità. Non solo l’architettura militare, ma anche l’architettura religiosa orientale venne introdotta in occidente dai monaci cavalieri. Il motivo del mio interesse stava nel possibile collegamento del nostro Duomo col suo enigmatico endonartece e i suoi strani mosaici di stampo chiaramente guerresco con l’Ordine Templare. Gli studiosi che se n’erano occupati non avevano infatti risolto il mistero del Duomo, unico nel panorama romanico europeo. Per quanto riguarda l’atrio si erano limitati, ripetendosi l’un l’altro, a citare a titolo di confronto la Mezquita di Cordova e una sala armena. I mosaici dal canto loro rappresentavano un vero rompicapo: coi loro soggetti militareschi e un po’ truci apparivano poco confacenti a un luogo di culto. Era evidente che se fossero stati davvero i Templari a ricostruire il Duomo dopo la distruzione violenta del 1215 si spiegava tutto, atrio orientale e mosaici. Si capiva poi chi fossero i ricchi finanziatori e abili progettisti che operarono la ricostruzione. Non potevano infatti essere i poveri frati Agostiniani che curavano la vita della chiesa e che i documenti ci mostrano perennemente in causa con qualcuno per questioni di quattrini.

Maestro Templare nel Duomo di Casale Monferrato

Mi accinsi a studiare in quest’ottica il monumento. Frutto dei miei studi è un saggio, scritto in collaborazione con Francesco Santi, intitolato “Un nuovo documento del culto di San Varo e i Templari a Casale Monferrato” (pubblicato su “Hagiographica.Rivista di agiografia e biografia della Società internazionale per lo studio del Medio Evo Latino”, Brepols, Paris,II-1995, pp.177- 186). Ebbi a fare alcune scoperte: a Casale esisteva il culto di San Varo, com’è attestato da un mosaico, in cui si legge la scritta “Qua l’è l’arca de San Var(o)” e non San Vax, com’era stato prima letto. Ne rendo conto nell’articolo citato. San Varo “era un soldato addetto a portare il cibo ad un gruppo di eremiti imprigionati per non aver voluto sacrificare” ( F.Santi). Era intimamente cristiano e venne martirizzato perché confessò la sua fede. Siamo all’inizio del quarto secolo d.Cr.
Nella statua dell’ambulacro della fig.1 riconobbi,poi, un templare in abito da guerra, nella quale sarebbe bello riconoscere il monumento funebre di Eusepio, che era praeceptor della domus templare di Casale nel 1268. La statua assomiglia sorprendentemente a quella di Guillem de Torrella in abito da guerra templare (vedi illustrazione) che si trova a Santa Margalida di Palma di Maiorca.

Monumento funebre di Guillem de Torrella (1267)


La sorpresa più grossa doveva però ancora venire. A seguito del restauro del Duomo, avvenuto recentemente, veniva chiarito il modo con cui avevano operato le maestranze templari arrivate dall’Oriente. L’atrio, spogliato dalle superfetazioni imposte dal Mella nel suo discusso intervento di restauro nell’Ottocento, mostrava ora un aspetto nuovo e insospettato: colonne, capitelli, archi e mura risalenti al periodo imperiale romano. Alcune colonne si presentavano integre, altre portavano i segni della distruzione. Così era per le mura e gli archi (alcuni intatti,altri dimezzati e reintegrati). Il copioso materiale doveva risalire all’antica città romana di Vardacate ed era stato reimpiegato dai templari all’inizio del tredicesimo secolo. Risulta probabile che il materiale romano in parte fosse già stato impiegato nelle varie chiese precedenti a quella attuale, in parte fosse stato preso da monumenti romani ancora in piedi in altre parti della città: ad esempio dall’anfiteatro di cui si legge ancora il tracciato nella zona attorno al Duomo. Il Duomo nella sua attuale sistemazione è dunque un libro aperto da sfogliare e in esso è contenuta la storia millenaria della nostra città.
Olimpio Musso

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