sabato 17 giugno 2017
Qualche accenno chiarificatore sui Templari ed il neotemplarismo
di
Claudio Martinotti Doria
L'ultima
volta che ho scritto un lungo articolo o un breve saggio divulgativo
sui Templari è stato nell'inverno-primavera del 2010, quando su
richiesta dell'editore astigiano Lorenzo Fornaca composi un paio di
capitoli del corposo volume “Monferrato, Splendido patrimonio”,
dedicandomi in particolare alle tracce della loro presenza in
Monferrato e quanto il marchesato degli aleramici abbia interagito
con il più famoso Ordine Cavalleresco della Storia.
Ordine
che sarebbe più corretto definire “religioso militare”, ma ormai
nell'uso linguistico comune è prevalso il riferimento all'aspetto
cavalleresco, nonostante che dal punto di vista organizzativo e
strutturale i cavalieri fossero solo una minoranza, essendo l'ordine
composto soprattutto da fratelli laici (fratres o conversi, che si
occupavano di tutte le necessità pratiche e della conduzione delle
aziende agricole), sergenti (aiutanti di campo e scudieri) e
cappellani sacerdoti.
Pertanto
se alcuni lettori fossero interessati allo specifico argomento li
rimando alla lettura dell'apposito capitolo del libro citato, il cui
contenuto è sempre valido ed attuale per quanto connesso al
Monferrato.
In
questo lungo lasso di tempo mi sono limitato a pubblicare soltanto
brevi articoli sui loro costumi, usanze, rituali, e per demistificare
e sfrondare alcuni dei troppi abusi ed alterazioni che si continuano
a pubblicare e pronunciare su di essi.
Questa
apparentemente prolungata scarsa produttività sui Templari,
nonostante il mio decennale interesse per la loro storia, è da
attribuirsi al fatto che anche un cultore di storia come il
sottoscritto, non ha il tempo materiale per stare appresso a tutto
ciò che viene pubblicato (mi pervengono anche le opere di storici
locali che, conoscendomi, mi inviano le loro pubblicazioni), e
siccome, come scrivo spesso, la storia non è affatto statica ma in
continua evoluzione, ci si deve aggiornare prima di scrivere qualcosa
in merito ad argomenti sui quali la bibliografia è ormai immensa,
come nel caso dei Templari. E mi riferisco solo alle pubblicazioni di
autori credibili, cultori autorevoli, accademici, ricercatori
qualificati, come ad esempio la più recente sull'argomento,
intitolata: “I Templari, grandezza e caduta della Militia Christi”
Editore: Vita e Pensiero, scritto da una ventina di storici
accademici, che non ho ancora avuto modo di consultare.
Il baussant, vessillo templare
Premetto
pertanto che non sono del tutto aggiornato, non avendo avuto il tempo
ne il modo di acquisire e leggere tutto quanto sia stato pubblicato
sull'argomento negli ultimi sette anni, ed i contributi credetemi
sono stati tanti.
Sull'Ordine
del Tempio (pauperes commilitones Christi salomonici Templi" -
Poveri Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio
conosciuti con il più riduttivo “Templari” e che in seguito
indicherò solo come “l'Ordine”,
si è scritto, elaborato, speculato e mostrato anche troppo, una
sovrapproduzione e sovraesposizione che ha quasi esasperato gli
animi, anche dei più interessati ed appassionati, essendo divenuto
da alcuni decenni argomento alla moda ed, in quanto tale, abusato,
distorto ed adattato alle esigenze spettacolaristiche e di consumismo
turistico culturale tendente ad appagare perlopiù velleità
vanagloriose, emotività puerili ed istanze superficiali.
Lo
scopo del presente articolo non è pertanto tecnico, cioè non miro a
riferire i dati storici sull'Ordine che sono ormai reperibili
ovunque, anche in rete, ma a definire i concetti e le teorie più
accreditate, individuando alcune scorrettezze ed abusi e cercare di
fare chiarezza sulle origini di certi fenomeni moderni di
mistificazione, manipolazione e riproposizione della storia
dell'Ordine, che non sempre avvengono in buona fede e per ingenuità,
superficialità e sprovvedutezza, tipica di alcuni appassionati, ma a
volte per opportunismo, vanità e lucro.
Quindi
non ho alcuna pretesa di esaustività storiografica ma semplicemente
desidero chiarire alcune circostanze, interpretazioni e convinzioni
errate.
Regni Crociati nel Vicino Oriente
Inizio
col collocare la datazione storica delle origini dell'Ordine tra il
1118-20 per iniziativa prevalente di un nobile della Champagne Ugo
“de Paganis”,
riportato anche “Payns” o “Payens”, che non era quindi
italiano come sostenuto da alcuni recenti teorie modaiole e
patriottarde che vorrebbero collocare nella nostra penisola le
origini di molti personaggi ed eventi storici medievali.
Stessa
incertezza la si possiede sul numero iniziale dei cavalieri al
seguito di Ugo de Paganis, dai dieci ai venti, chi riporta il numero
esatto o anche la data esatta di fondazione deve avere doti ESP o ha
la facoltà di viaggiare nel tempo. Anche sulla denominazione,
dobbiamo ricordare che sono gli storici e gli studiosi che
attribuiscono le “etichette” a posteriori, un Homo di Cro-Magnon
non sapeva di esserlo, così come un templare non sapeva di essere
tale, almeno inizialmente, perché tra loro si chiamavano solo
“pauperes milites Christi” e come tali pronunciavano i tre voti
monastici di povertà, castità ed obbedienza.
Anche
altre affermazioni date per certe da certa cultura modaiola
approssimativa ed assertiva, andrebbero riviste con una maggiore dose
di prudenza. Come il fatto che la Regola (regula) dell'Ordine l'abbia
sicuramente scritta il cistercense Bernardo
di Clairvaux,
è un'ipotesi che non significa certezza assoluta, in quanto è
assai più probabile che l'abbia semplicemente revisionata ed
avallata. Mentre è certo che Bernardo abbia accettato di integrare
la regula e sostenere l'Ordine scrivendo negli anni tra il 1129 ed il
1136 il trattato De
laude novae militiae ad Milites Templi che
lodava e legittimava l'Ordine introducendo molto abilmente il nuovo
concetto di malicidio anziché omicidio, per giustificare il fatto
che dei monaci fossero armati e potessero utilizzare le armi in
battaglia contro gli infedeli. Questione che all'epoca destava
parecchie perplessità, rimostranze ed opposizioni.
Bernardo di Chiaravalle
Altra
asserzione che andrebbe rivista è il simbolo dell'Ordine, che è
ormai convinzione popolare fosse la croce
patente rossa,
che lo fosse fin dalle origini e che fosse di loro esclusiva
pertinenza. In realtà nessuno sa esattamente quante e quali fossero
le croci utilizzate nei primi decenni dell'Ordine, che in ogni caso
fu concessa loro solo con la bolla Omne
datum optimum
nel marzo del 1139, quasi vent'anni dopo la fondazione dell'Ordine.
Probabilmente la croce dei Templari inizialmente era del tutto simile
a quella di tutti i crociati, ma di color
rosso vermiglio.
Sulla
croce quindi non si hanno le stesse certezze che si possiedono sul
beauceant
o baussant,
scritto anche in altri modi (potrebbe derivare dal termine provenzale
balzan, cioé balzana), che era lo stendardo bipartito dei Templari,
in due sezioni simmetriche, bianco sopra con croce rossa al centro e
nero sotto, che potrebbe simboleggiare la divisione in due dei ranghi
dell'organizzazione templare ma anche le due caratteristiche
connotative dell'Ordine, monacale e guerriero.
Da
rivedere con maggiore prudenza è la facile attribuzione all'Ordine
del Tempio di molte strutture immobiliari, soprattutto chiese e
cappelle e qualsiasi edificio che avesse pianta ottagonale o la forma
in proporzione della basilica del Santo Sepolcro, o addirittura solo
perché riporta su qualche superficie una croce patente, impostazione
approssimativa frutto soprattutto delle influenze
mitologico-esoteriche massoniche del settecento ed ottocento
protrattesi fino ai giorni nostri.
In
realtà le cose non stanno così, e sono veramente pochi gli edifici
storicamente certamente attribuibili ai Templari come edificazione e
possesso (considerando che ben pochi sono sopravvissuti fino ai
giorni nostri), disponendo le chiese e cappelle templari perlopiù di
una semplice pianta rettangolare a navata unica con volta a botte con
abside semicircolare, a volte senza, perlopiù prive di qualsiasi
orpello ma a volte affrescate (soprattutto negli ultimi decenni
dell'Ordine quando il rispetto delle regole originarie stava
scemando), come nella chiesa di Bevignate a Perugia.
Sulle
numerosissime altre asserzioni e convinzioni diffuse sull'Ordine,
soprattutto in chiave esoterica, sorvolo, perché la loro trattazione
richiederebbe un prolungamento eccessivo del testo. Mi soffermo solo
rapidamente sulla definizione di Gran
Maestro
attribuita abitualmente ai comandanti supremi dell'Ordine, come
risulta da molta letteratura. In realtà erano definiti semplicemente
Maestri fino alla fine del XIII secolo, solo negli ultimi anni si
aggiunse l'aggettivo Gran al titolo di Maestro per distinguerli dai
maestri provinciali, province templari che corrispondevano
generalmente ad interi regni europei.
Jacques de Molay, ultimo Maestro Templare
La
sede iniziale dell'ordine rimase a Gerusalemme
fino al 1187 quando i mussulmani la riconquistarono, venne quindi
trasferita ad Acri
finché nel 1291 subì la stessa sorte, ponendo in tal modo le basi
della inevitabile decadenza e degrado dell'Ordine, avendo perso la
sua motivazione e giustificazione originaria, di fronte ad un
evidente fallimento della sua missione primaria, seppur non certo
imputabile interamente al comportamento dell'Ordine, ma ad una
sequenza complessa di eventi e scelte improvvide avvenute
progressivamente nel corso dei due secoli di permanenza in Medio
Oriente dei Regni Crociati.
Tra
le cause primarie del fallimento annovererei l'esacerbata rivalità
con gli Ospitalieri,
le pessime scelte strategiche effettuate da alcuni sovrani del regno
di Gerusalemme e soprattutto del Maestro (Magister) Gerardo
di Ridefort,
un avventuriero al servizio del conte Raimondo
III di Tripoli e
poi di Guido
di Lusignano
(che divenne re di Gerusalemme) e che venne eletto Maestro
dell'Ordine del Tempio nel 1187, divenendo una vera e propria
calamità per l'istituzione, una conduzione disastrosa costellata di
gravi errori tattici e politici determinati dalla sua ambizione.
Sia
eccedendo in provocazioni contro il Saladino,
che inimicandosi la setta iniziatica sciito-ismailitica degli
Assassini
(il termine non indicava ancora il significato attuale da essi
derivato, ma significava che erano dediti al consumo di hascish o
che erano seguaci di Hasan), coi quali in precedenza i Templari
avevano avuto ottimi rapporti, fino a giungere alla tragica battaglia
di Hattin
del 1187 in cui morirono tutti i Templari e gli Ospitalieri che vi
avevano partecipato.
Battaglia
alla quale sopravvisse solo Gerardo di Ridefort che in cambio della
vita fece consegnare al Saladino alcuni presidi templari, rivelando
pubblicamente la sua indegnità al ruolo, finché concluse la sua
poco lodevole vita terrena nel 1189 durante l'assedio di San
Giovanni d'Acri,
altra pagina nera nella storia, l'evento più disastroso dell'epoca
delle crociate.
Saladino
Altre
cause del fallimento della missione templare in Terrasanta sono
imputabili all'incomprensione e disapprovazione da parte degli
Ospitalieri e dei sovrani franchi (così erano definiti in Medio
Oriente tutti gli europei) e crociati, delle strategie e tattiche
diplomatiche, politico-culturali, adottate frequentemente dai
Templari nei confronti dei governi, tribù e sette locali, tendenti a
cogliere ogni opportunità di alleanza tra opposte fazioni,
approfittando delle divisioni e rivalità interne al mondo
mussulmano.
Modus
operandi non apprezzato da tutto il resto del mondo crociato che
avversava ogni rapporto con gli infedeli e desiderava solo
combatterli (con l'eccezione solo di Federico
II di Svevia, che
per varie ragioni purtroppo avversava i Templari), anche se in
condizioni di inferiorità, e considerava alla stregua di un
tradimento e di connivenza il comportamento “diplomatico” dei
Templari.
L'ultima
opportunità di salvare quello che restava dei regni crociati in
Terrasanta era rappresentato dalla proposta templare di allearsi coi
mussulmani contro la comune minaccia dell'invasione mongola, proposta
che venne appoggiata solo dalle repubbliche
marinare italiane
(Venezia, Genova e Pisa, che con una certa alternanza collaboravano
con l'Ordine) con le quali i Templari intrattenevano intensi rapporti
mercantili e non solo, e venne come al solito osteggiata dagli
Ospitalieri e dagli altri crociati, con il risultato che i mongoli
furono comunque fermati ma subito dopo i mussulmani approfittarono
delle ancor più indebolite guarnigioni crociate per sferrare
l'offensiva definitiva perdendo le ultime piazzeforti di Acri
e di Atlit
nel
1291.
A
quel punto la gloriosa storia militare dell'ordine era pressoché
finita e non rimaneva loro che amministrare con la solita accortezza
le loro immense ricchezze, soprattutto immobiliari e finanziarie, che
derivarono loro dalle numerose donazioni, lasciti, decime, diritti
funerari (i nobili pagavano per venire sepolti in chiese e cimiteri
templari), donazioni pro-anima (in cambio di preghiere), esenzioni
fiscali, proventi dalle ricche ed efficienti “aziende agricole”
che gestivano con accuratezza, trasporti marittimi, ecc., ma
soprattutto dall'esser stati in pratica i precursori delle moderne
attività bancarie, con le loro lettere di cambio, l'attività
creditizia ad interesse mascherato (per non contravvenire ai divieti
ecclesiastici), il deposito oneroso dei beni forniti loro in custodia
e protezione da parte di ricchi mercanti, nobili ed ecclesiastici
d'alto rango e persino sovrani, oltre ad altri servizi finanziari
innovativi per l'epoca. Erano praticamente divenuti un'antesignana
potentissima multinazionale.
Dopo
aver trasferito la sede da
Acri a Cipro
avrebbero dovuto rimanervi, arroccarsi sull'isola, come fecero più
tardi gli Ospitalieri con Rodi
e
poi con
Malta.
In tal caso avrebbero avuto alte probabilità di sopravvivere come
Ordine sottraendosi ai pericoli che si stavano delineando, governando
un loro piccolo feudo geograficamente ben delimitato, all'interno del
Regno di Cipro governato dai Lusignano,
che essendo la dinastia sotto forte influenza genovese era piuttosto
favorevole ai Templari. I Templari avrebbero potuto rendere
inespugnabili i loro insediamenti insulari, attingendo alle fortune
di cui disponevano all'epoca, fino a subentrare nel governo
dell'intera isola proteggendola contro gli assalti dei mussulmani,
come fecero i loro rivali Ospitalieri nelle altre isole sopracitate,
giustificando in tal modo la loro stessa esistenza, che avrebbe
potuto protrarsi fino ai giorni nostri (ma si sa che la storia non si
fa con i se e con i ma, altrimenti ci esercitiamo nell'ucronia).
Foulques
de Villaret, Gran Maestro degli Ospitalieri
Ma
Jacques
de Molay
non era all'altezza di Foulques
de Villaret
Gran Maestro degli Ospitalieri, che ne spostò saggiamente la sede a
Rodi nel 1309, il quale, consapevole di quanto stava avvenendo ai
Templari e dei rischi che si correvano a rimanere passivamente in
attesa degli eventi, convertì l'attività dell'Ordine da
prevalentemente militare a marinara e di assistenza ai poveri ed agli
ammalati, continuando in tal modo a legittimare l'esistenza
dell'istituzione … De Molay era certamente orgoglioso, fiero,
integerrimo, e virtuoso quanto si vuole, ma non disponeva di quelle
doti politico-diplomatiche, di lungimiranza e perspicacia, che
sarebbero state provvide in quell'epoca tormentata e pericolosa, doti
indispensabili per consentire di traghettare l'Ordine in una nuova
fase, salvando almeno il salvabile.
Che
l'ordine fosse sotto grave minaccia avrebbe dovuto essere evidente a
chiunque ne fosse al comando. Erano infatti forti, durante il suo
magistero, le pressioni per unificare l'Ordine del Tempio con quello
dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (Ospitalieri), oppure a
causa della loro sopraggiunta inutilità alcuni personaggi influenti
ne auspicavano addirittura lo scioglimento. Sarebbe stato opportuno
prevedere il peggio e prendere adeguate contromisure.
La
fine dell'Ordine, come tutti sanno, avvenne nel 1307, ma non tutti
sanno che iniziò un paio di anni prima, nel 1305 quando il priore
templare di Montfaucon,
Esquieu de Floyran,
rivolgendosi al Re d'Aragona Giacomo
II mosse
gravi accuse di eresia, sodomia ed idolatria nei confronti
dell'Ordine affermando di poterle provare. Non venne preso sul serio
dal monarca iberico ed allora il priore si rivolse al re di Francia
Filippo
IV detto il Bello,
che covava da tempo intenzioni non certamente favorevoli nei
confronti dei Templari (i motivi erano molteplici e non è questa la
sede per elencarli), il quale colse al volo l'occasione mobilitando
due suoi fidati consiglieri, Guglielmo
di Nogaret e Guglielmo di Plainsas, con
l'incarico di indagare per raccogliere le prove per accusarli e
processarli.
Filippo IV il Bello, re di Francia
Quindi
considerando che l'inizio della pianificazione contro i Templari, che
potremmo considerarla con una certa legittimazione una “congiura”
ordita dal re di Francia, iniziò fin dal 1305, e l'esecuzione finale
del Maestro Jacques de Molay e del Gran Precettore di Normandia
Geoffrey
di Charnay,
avvenne il 18 marzo 1314, che come sapete furono bruciati al rogo su
un isolotto della Senna
di fronte ai giardini del Louvre,
significa pertanto che l'eliminazione completa dell'Ordine richiese
circa nove anni. Fu quindi un procedimento assai difficoltoso e
complesso con molte opposizioni ed esitazioni, sospensioni e
diversificazioni secondo il contesto politico e geografico, in un
continuo tergiversare e palleggio di responsabilità tra la chiesa ed
il sovrano.
La
persecuzione dei Templari avvenne con successo solo in Francia, dove
venne imbastito un vero e proprio processo
politico,
il primo documentato della storia medievale, seguito da ben pochi
altri paesi europei e solo dopo che si estorsero con la tortura le
prime confessioni di alcuni alti dignitari e soprattutto dopo che una
sessantina di “scellerati e traditori”, introdotti ed accettati
da poco nell'Ordine e con precedenti non propriamente edificanti
(oggi diremmo con la “fedina penale sporca”), furono disposti a
confermare le infamanti accuse, recitando il copione ricevuto dagli
accusatori. Erano tutti di basso profilo culturale e probabilmente
era stati anche vittime di burle tipiche del nonnismo, e
paradossalmente possono aver scambiato per rituali dissacratori
quelle che erano iniziazioni burlesche tipiche delle istituzioni
gerarchiche autonome e comunitarie.
Alcuni
paesi addirittura accolsero e protessero i Templari fuggitivi o già
insediatisi, creando nuovi Ordini ad hoc o inserendoli in Ordini già
esistenti, come il Portogallo
e la Scozia.
In altri come il regno d'Aragona
o
a Cipro
i Templari si rinchiusero nei loro castelli e fortezze e nessuno si
sognò minimamente di tentare di minacciarli, essendo in questi
luoghi ben organizzati militarmente e logisticamente.
In
ogni caso l'esito non fu propriamente quello che Filippo il Bello
auspicava, anzi potremmo definirla quasi un'operazione fallimentare
per lui, essendo in molti ad aver approfittato della caduta in
disgrazia dell'Ordine per appropriarsi dei suoi numerosissimi beni
materiali, in particolare immobiliari, fagocitati in particolare
dall'ordine degli Ospitalieri (Ordine dell'Ospedale di San Giovanni
di Gerusalemme, poi divenuti Cavalieri di Rodi e di Malta), dalle
varie istituzioni ecclesiastiche e dai numerosi regni europei, mentre
di molti beni mobili non si seppe più nulla in quanto probabilmente
i Templari fecero in tempo a spostarli mettendoli in salvo
dall'avidità degli avversari e persecutori.
La
data effettiva che diede inizio alla dissoluzione dell'ordine, ormai
divenuta famosa è il 13
ottobre 1307
(da allora il numero 13 nella superstizione popolare venne
considerato sfortunato) quando per ordine del re di Francia venne
eseguito quello che si potrebbe definire il primo arresto collettivo,
rastrellamento o blitz poliziesco della storia, quando i soldati
francesi irruppero in tutte le Precettorie e Mansioni francesi per
arrestare i Templari e confiscare i loro beni.
Dal
punto di vista formale con la Bolla
Papale "Vox in excelso"
del 22 marzo 1312 l'Ordine venne sciolto per decisione apostolica ma
senza specificare alcuna condanna, senza cioè che vi fosse un
riconoscimento di colpevolezza. e con la successiva bolla "Ad
providam Christi Vicarii"
del 2 maggio dello stesso anno si trasferirono i beni dell'Ordine
agli Ospitalieri, che li incamerarono solo in parte, per i motivi già
sopra esposti.
Papa Clemente V
Il
fenomeno socioculturale ma soprattutto mediatico che ruota attorno ai
“Templari” ha ormai assunto dimensioni e complessità tali da
divenire persino difficile da delimitare e approcciare seriamente:
dal neotemplarismo
mistico, religioso, truffaldino e cialtronesco, alla cinematografia,
ai romanzi, all'elucubrazione fantasiosa di molti autori
improvvisati, ecc., è talmente degenerato che ha indotto molti
storici seri e qualificati, non solo a prendere le distanze da questo
fenomeno di costume e di business, ma addirittura li ha indotti a
crisi di rigetto, li ha resi prevenuti e li ha allontanati dallo
studio della materia stessa, cioè dei Templari, nonostante abbiano
influito, in modi non ancora completamente chiariti e compresi con
consapevolezza, come nessun altra organizzazione nella Storia del
Medioevo e dell’umanità in generale.
Fortunatamente
lo stesso fenomeno ha indotto anche molti studiosi qualificati ad
approfondire gli studi sull'Ordine producendo testi di valore ed
eloquenti, fondati su ricerche mirate, scavi archeologici locali, e
su nuovi documenti storici emersi negli ultimi anni, chiarendo molti
aspetti che in precedenza erano ignoti, sfumati, incongrui e
contraddittori.
Tali
studi hanno consentito ad esempio di dissolvere le numerose leggende
e dicerie sorte sui favolosi tesori
dei Templari,
di cui storicamente non vi è traccia, ne dell'esistenza e meno che
mai di dove sarebbero stati nascosti e custoditi, così come della
famosa presunta
maledizione
lanciata dall'ultimo Maestro Jacques de Molay mentre moriva sul rogo,
e che in effetti fu suffragata dalla morte nei mesi successivi dei
due protagonisti principali della loro sorte, il re Francia Filippo
il Bello ed il Papa
Clemente V,
ma del cui pronunciamento non si ha alcuna documentazione.
Cornelius Agrippa
A
differenza di quanto si riteneva fino a poco tempo fa, il templarismo
non è sorto solo in epoca napoleonica e quindi ottocentesca, ma ha
origini precedenti, risalendo addirittura allo stesso secolo della
loro persecuzione ed in quelli appena successivi, ad opera
soprattutto di Heinrich
Cornelius Agrippa di Nettesheim,
alchimista, esoterista, astrologo e filosofo, che fu uno degli autori
ermetici di maggior influenza nel '500 ed in parte anche se
involontariamente e sorprendentemente dallo stesso Giordano
Bruno
nella seconda metà dello stesso secolo. Entrambi gli autori in
alcune loro opere diedero lo spunto per le successive elaborazioni
ermetiche e cabalistiche che sfociarono nel successivo pensiero dei
Rosacroce,
dell'Illuminismo
e nella Massoneria.
Alcune
di queste elaborazioni furono sostenute all'inizio del '700 dal duca
Filippo d'Orleans,
che poi divenne reggente di Francia, che indisse addirittura
un'assemblea dei Templari a Versailles ricostituendone l'Ordine in
funzione di una rinascita valoriale dell'aristocrazia francese, in
termini di prestigio e reputazione. Queste iniziative ispirarono la
nascita delle prime logge massoniche, favorite dalla fervida fantasia
manipolatoria di un certo Andrew
Michael Ramsey,
scrittore scozzese di lingua francese intendente del principe di
Turenne, che nel 1736 inventò un collegamento culturale e
pseudostorico tra la massoneria e l'antico Tempio di Gerusalemme i
cui segreti sarebbero stati tramandati dai cavalieri Templari che si
erano appunto insediati sui luoghi gerosolimitani custodi di tali
“misteri e tesori”. Era così sorto il “templarismo”
combinandosi con gli aspetti misterici ed iniziatici dell'Illuminismo
creando un cristianesimo rinnovato ed esoterico, intimistico e
sapienziale.
Duca Fillippo d'Orleans, reggente di Francia
Napoleone
Bonaparte
si limitò ad incoraggiare alcune di queste istanze, sia
templaristiche che massoniche, in alcuni casi fusesi in un
templarismo
massonico,
in quanto l'Imperatore dei Francesi coglieva in esse l'opportunità
di favorire la nascente aristocrazia da lui stesso blasonata,
assoggettandola simbolicamente tramite suggestive cerimonie, rituali,
scenografie, ecc., idonee a crescerne il prestigio e l'influenza
sociale. Iniziarono anche a prodursi e circolare falsi
documenti storici
che avvallavano l'idea di una continuità storica dell'Ordine del
Tempio, che si sarebbe protratta segretamente dopo la morte
dell'ultimo Maestro Jacques de Molay.
Esattamente
come è avvenuto più recentemente nella seconda metà del XX secolo
e l'inizio del XXI con il “neotemplarismo”,
anche nell'800 si assistette ad innumerevoli liti e scissioni,
falsificazioni ed imposture nella costellazione templaristica,
frantumandosi in molteplici organizzazioni rivali se non addirittura
ostili tra loro. Col passare del tempo furono molti i personaggi che
diedero il loro contributo al templarismo ed al neotemplarismo
(definirei in tal modo solo il fenomeno socioculturale sorto nella
seconda metà del XX secolo), tra i quali Aleister
Crowley,
esoterista ed astrologo considerato il padre fondatore del moderno
occultismo ed ispiratore del satanismo.
Ai
giorni nostri si assiste ad una proliferazione di associazioni
autoreferenziali e dalle gerarchie altisonanti e fittizie,
onorificenze ed autoinvestiture, celebrazioni e rituali neotemplari,
rievocazioni storiche in costume, siti turistici riscoperti con
vocazione templare, riproposizioni neotemplari fantasiose ma spesso
anche patetiche, convegni e conferenze indetti da presunti moderni
templari e pseudo-esperti, pubblicazione di libercoli dai contenuti
più stravaganti con voli pindarici e correlazioni forzate, ecc.. Una
moda che perdura ormai da alcuni decenni foraggiata da approcci
superficiali all'argomento ed in alcuni casi indurrebbe a sospettare
anche un abuso di allucinogeni, segno ineludibile dei nostri tempi in
cui prevale il disimpegno sociale e l'improvvisazione entusiastica
spacciata per professionalità.
Studiare
è faticoso ed essere seri ed obiettivi lo è ancor di più,
richiedendo un'intera vita di studi ininterrotti, una sorta di
formazione permanente.
Una cerimonia neotemplare in una chiesa italiana
Concludo
con una riflessione elaborata dall'esperienza personale, che mi ha
indotto a domandarmi quali motivazioni sottintendono ad ogni
iniziativa:
di
solito chi sa tace o parla poco, rivolgendosi esclusivamente a coloro
che si dimostrano interessati ...
chi
ha ben poco o nulla da dire parla molto, con consumata affabulazione,
alla ricerca di ammirazione ...
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