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mercoledì 22 giugno 2011

DUE ENIGMI: IL DUOMO DI CASALE MONFERRATO E LA SAGRADA FAMILIA DI BARCELLONA


Scritto dal Prof. Olimpio Musso

“In un primo momento avevo pensato di inserire il Crocifisso del duomo di Casale al posto del Crocifisso del portale, ma era un vero pugno in un occhio; allora l'ho inserito nella Veronica del piano inferiore e le palme le ho prese da un fregio laterale della facciata della Natività.” Così mi scrive Laura Rossi a proposito dell’ex libris di cui mi ha fatto recentemente dono, graditissimo, in occasione di un mio anniversario.

UN EX LIBRIS DI LAURA ROSSI


La testa del Christus Triumphans proviene dal famoso, bellissimo crocefisso che si trova appeso all’arco soprastante il presbiterio del duomo di Casale. La Veronica e il guerriero medievale appartengono all’ ingresso della Sagrada Familia di Barcellona. Il matrimonio tra due documenti così lontani nel tempo e nello spazio si spiega con la storia personale di chi scrive: l’uno, il duomo di Casale, simbolo della città natia; l’altro, il Tempio di Barcellona, simbolo di un lungo periodo – dieci anni – vissuto nella capitale catalana, diventata per me la seconda patria. Il motto, richiestomi dall’artista, è FIAT LUX (sia fatta la luce dove c’è il buio) e caratterizza il mio programma vitale di studioso. Il duomo di Casale, soprattutto a causa dell’atrio orientale e dei truci, bellicosi mosaici pavimentali, costituiva un enigma per gli studiosi che l’avevano studiato. In un articolo (Il Monferrato 3 ottobre 2006, p.17 ) narro come in Catalogna avviai il processo di soluzione e ad esso perciò rimando il curioso lettore. Giunsi così alla conclusione che la cattedrale casalese, distrutta nel 1215 dagli alessandrini, venne ricostruita dai Templari, presenti nella nostra città, che erano portatori di cultura orientale e che disponevano di ingenti capitali. Ma anche il tempio barcellonese, man mano che la sua costruzione avanzava, finì per costituire per me un altro enigma. Le statue dell’ingresso, opera dello scultore Josep M. Subirachs, con cui strinsi amicizia, sono ispirate all’arte di Antoni Gaudí. Spicca, potente e risoluto, il guerriero templare, rifatto su sculture del geniale, misterioso architetto (i camini della Pedrera, il famoso edificio del Passeig de Gràcia di Barcellona). Indagando sulla simbologia gaudiana arrivai a nutrire il sospetto che c’entrasse la massoneria. In gioventù, infatti,come mi raccontò il prof. Eduardo Escartín, docente di Storia Contemporanea, Gaudì andava in chiesa e qualificava ad alta voce i superstiziosi fedeli che si dedicavano alle pratiche religiose di “llanuts!” (lanuti,vellosi: in senso figurato sciocchi, stupidi). Si spiegavano così i motivi naturalistici (panteismo) frequenti nella sua arte e i simboli alchemici che non piacciono alla chiesa cattolica. Quando esternai i miei sospetti a Subirachs, che come Gaudí viveva nel Tempio della Sagrada Familia (non era un caso la denominazione di Tempio,che richiama il luogo di riunione di logge massoniche), ne ebbi in risposta un sorriso. FIAT LUX ET LUX FACTA EST.
Olimpio Musso

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